CALCIO: due o tre cose che so sul totale di gioco…

Il totale… occhio polifemico dello spettatore televisivo


Il totale è la partita nel suo aspetto di gioco collettivo, di manovra, di schema, di posizione in campo, di spinta della squadra… (Spinta che non si percepisce mai, perché il totale televisivo – a differenza dell’occhio umano – descrive solo circa 1/3 del campo. Speriamo nell’alta definizione, che consentirebbe di allargare l’ottica, oppure…vedi oltre!)
Cosa manca per completare la partita?
Poco: il tackle, il dribbling, il passaggio corto, l’attesa della palla, l’espressione dei giocatori… Specifiche, precisazioni, dettagli di colore, tutte cose che vanno viste sul campo stretto…ma la partita è sul totale, il totale è il suo respiro.

 

Storia e convenzioni linguistiche.

La camera in totale nasce come (cattiva) imitazione della posizione dello spettatore privilegiato in tribuna centrale. La telecamera in campo stretto, che si posiziona accanto a quella in totale, funge innanzitutto come riserva.

La prima convenzione che ne deriva è che la partita si vede con la camera centrale in tribuna. Robert Kenny, che era responsabile dei Mondiali messicani del 1970, propose di realizzare la partita con due camere in tribuna, posizionate all’altezza delle rispettive metà campo. Se la sua proposta fosse stata accettata, oggi – probabilmente – la convenzione sarebbe diversa.

La seconda convenzione fondamentale  legata alla camera centrale è che la partita si vede  su quel fronte e non sull’asse longitudinale del campo, posizionando una o due camere alte in curva (come avviene per es. per il tennis).
L’ipotesi, fortemente caldeggiata da un mio collega replaysta, non ha nulla di scandaloso sul piano tecnico. Anzi: recupererebbe il movimento di spinta della squadra e farebbe vedere meglio il gol. A parte qualche difficoltà a reimpostare un linguaggio coerente, romperebbe però una convenzione consolidata e  questo sarebbe difficile da far passare.
Però perché non provare?

 

L’inclinazione della camera rispetto al terreno di gioco.

“Per  posizionare la camera principale, guarda la linea laterale opposta. Se non la vedi, sali i gradini della tribuna fino a vederla; vai più in su, ma non troppo oltre.”
E’ il suggerimento empirico, senza teorie e senza strumenti (l’inclinazione si misura con il clinometro) del vecchio capotecnico RAI. Ritengo che sia ancora valida ed è tra le migliori ipotesi formulate.
Basti pensare che, per il Mondiale 1990, l’annesso tecnico al contratto imponeva ai registi di posizionare la camera principale a… rispetto al terreno di gioco e di… per le camere in curva. Fu un fallimento, le camere erano troppo angolate.

 

Teorie sull’inclinazione della camera principale.

La storia delle riprese del calcio rimanda al Mondiale argentino del 1978.
La teoria sugli angoli delle camere: 16/19 gradi per il totale centrale rispetto al centro campo e  13/15 gradi per quello in curva rispetto al dischetto del rigore.

Il mio quotidiano lavoro sulle immagini  mi dice che “più le camere sono alte, in totale e distanti dal terreno di gioco, più offrono informazioni. Più sono basse, in campo stretto e vicine al giocatore, più offrono emozioni.” (E’ il vecchio assunto della denotazione e della connotazione che potrebbe, nel nostro caso, essere anche completamente rovesciato: non trovo nulla di più emozionante dell’Olimpico di notte visto dall’elicottero e ho bisogno del dettaglio per capire se il piede è entrato sulla palla o sul polpaccio dell’avversario).
Ciò nonostante, la migliore lettura dello schema di gioco si ha – per assurdo – con una camera azimutale e l’agonismo dei giocatori si evidenzia con i campi stretti della personality camera sul terreno di gioco.

 

Esperimenti.

Horst Seifart,teorico e ricercatore del calcio, mi ha descritto questa prova.

Un gruppo di persone è stata invitata in un ascensore esterno ad un edificio e con cabina a vetri che consente di vedere la piazza sottostante. Da quale altezza si vede meglio il passeggio in piazza?
Le opinioni sono diverse (ne derivano delle statistiche…) ma la partita è assimilabile ad un passeggio?

Riporto anche l’opinione di un inglese (evidentemente abituato a vedere le partite riprese a Wembley): “L’inclinazione migliore per vedere la partita è quella con cui si legge il giornale”.
Ci si può provare, ma non tutti leggono il giornale allo stesso modo.

 

La mia opinione

è che l’inclinazione della camera principale abbia direttamente a che fare con il “sistema linguistico” della partita, in una doppia accezione.

Innanzitutto nel valore dell’inquadratura in se, che esalta o sminuisce la valenza informativa (camera alta) rispetto a quella emozionale (camera bassa): con la camera alta dai una lettura più chiara dello schema di gioco, ma partecipi meno all’azione.

In secondo luogo, nella coniugazione delle inquadrature: uno stacco tra una camera molto alta e un campo medio di una camera bassa  apparirà poco “naturale”, rispetto a quello tra due camere con minore differenza di angolo.

Ma può essere una scelta.
Gli inglesi, maestri nella storia delle riprese del calcio (oltre che in quella del cinema documentario degli stessi anni), adorano questo linguaggio di contrasto tra inquadrature: i loro totali sono molto inclinati e per le camere a terra scavano delle buche ai bordi del campo.

Esiste però un’altra sensibilità, che vuole un linguaggio più vicino alla visione dell’occhio umano, con stacchi di camera più morbidi, quasi invisibili e quindi inquadrature adatte a conseguirli.
(Chi tra noi conosce un po’ di storia del cinema, potrà rifarsi alle due scuole del montaggio del cinema sovietico di Eisentein e di Pudovkin).
L’inclinazione della camera centrale, secondo la mia opinione, dipende quindi dal come si vuol realizzare la partita, da come la si vuole televisivamente scrivere.

 

L’apertura del totale.

Ritengo che il totale sia il rapporto tra la massima apertura dello zoom e la percezione del giocatore.
Se lo zoom è troppo largo, si guadagna in visione delle posizioni in campo ma si perde in percezione del giocatore. Viceversa se è troppo stretto.
Dalla cattiva comprensione di questo rapporto derivano alcuni errori elementari: tenere lo stesso quadro per le azioni che si svolgono sulla linea laterale lontana e quelle sulla linea laterale vicina alla telecamera. E’ del tutto evidente che la percezione del giocatore che porta palla sulla linea laterale lontana obbliga a stringere di zoom, mentre se il gioco è sulla linea laterale sotto la telecamera, la percezione del giocatore e’ forte e l’inquadratura può allargarsi a comprendere tutti i giocatori fino alla linea laterale opposta.
Il secondo errore è la rigidità del quadro, quasi un ritorno all’ottica fissa. La camera deve invece interpretare la partita usando lo zoom.

 

Come?

Il totale, abbiamo detto con linguaggio metaforico, è il respiro della partita. Il concetto va precisato.

 A mio modo di vedere, l’operatore deve interpretare la partita con il totale distinguendo, in ogni situazione, le

  • fasi di impostazione dell’azione

  • fasi di finalizzazione dell’azione

Le fasi di impostazione ( tra le più semplici ci sono il lancio lungo del portiere o del difensore o del centrocampista) sono riprese in campo largo o larghissimo; quando invece ci si avvicina alla porta e  le maglie si stringono, in fase di finalizzazione il totalone diventa totale, raccoglie l’azione e stringe verso la porta.

Questo lavoro di zoom è continuo durante tutta la partita; costituisce  l’interpretazione stessa della partita.

A mio parere è la correttezza di questo lavoro che discrimina il buono e il cattivo operatore nell’uso del totale.
Allo stesso modo che lo stacco del totale o del campo stretto sul “giocatore che porta palla in attesa del lancio” distingue i registi che interpretano correttamente la partita da quelli che… fanno gli stacchi!

 

Il Totale dalla  SPIDER CAM

Ho osservato l‘uso della spider nel calcio (Mondiali in Germania, Sky in Italia, alcune occasioni di calcio europeo). Poiché credo di doverla usare, prima o poi, ho prefigurato le difficoltà e le possibili soluzioni.

Il punto di vista della spider, rispetto all’impianto di ripresa a terra (in movimento o meno) è alquanto singolare: rompe con il cambio del punto di vista della partita. Mi soccorre la “semiologia elementare del calcio” e l’analisi che feci relativamente alla possibilità del cambio del punto di vista. La partita si gioca sul sistema di ripresa sull’asse centrale, tra totale e campo stretto. Nella suddivisione tra “palla in movimento”, “palla ferma” e “ripresa del gioco”, cambio del punto di vista è possibile solo nei momenti di “palla ferma” (sempre) e “ripresa del gioco” (riportandosi poi sull’asse centrale). Queste erano le conclusioni della “semiologia elementare”.

Un aspetto di base non era stato sottolineato, ma è di tutta evidenza: il tutto avviene sul fronte di ripresa; non è mai possibile alternare punti di vista includendo tra questi le camere in reverse angle o opposite (che sono utili sono per i replay o per le descrizioni pre e post partita).

Tiro dunque, in appunti, alcune conclusioni:

  • la spider (eccetto che nei momenti di colore) deve essere usata in partita solo sul fronte di ripresa, quindi lavora sulla metà campo prospiciente la tribuna principale;
     
  • è buona in tutte le occasioni di “ripresa del gioco”, ovvero: prima del rilancio del portiere, del tiro dal corner, del tiro di punizione, della rimessa laterale, riportandosi dopo il tiro sull’asse centrale (quindi: spider per il tiro, campo stretto e totale main camera);
     
  • - è ottima in tutte le situazioni di pre e post partita da ogni punto di vista.

POST SCRIPTUM E AGGIORNAMENTO

Il limite obiettivo di questa deduzione è che essa considera ancora la camera come fosse fissa; ovvero, non ne coglie le potenzialità del movimento durante il gioco. (Il problema non si pone per il pre e post-partita: in questi casi la panoramica volante è libera, di grande suggestione ma non utile all’azione). Angelo Carosi – mio collega SKY e in assoluto il regista italiano che ha più occasioni di utilizzare la spider-cam – ci ha offerto indicazioni preziose. Nel derby Milan-Inter del 4 maggio 2008, più volte ha utilizzato la spider-cam in soggettiva del tiro di punizione con barriera, seguendo il movimento della palla verso la porta con risultati eccellenti.

Il punto di partenza è quello derivato dalla semiologia elementare, ovvero: si può utilmente utilizzare la spider-cam alla “ripresa dell’azione di gioco”. Di nuovo c’è che, se l’azione di gioco (ovvero il tiro della palla) è prevedibile (come succede nelle punizioni con barriera e come potrebbe succedere nel corner o nel rilancio del portiere) l’uso della spider avviene (come deve) in movimento e quindi si realizza pienamente.

Problemi? Attenzione al fronte di campo! Mi piacerebbe esplorarne i limiti di tolleranza linguistica (basterebbe il caso del corner dall’altra parte) ma qui si apre un altro interessantissimo discorso…

 

Giancarlo TOMASSETTI

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