Teoria delle riprese dello
sport in diretta

COMPLETO

Le riprese televisive dello sport in diretta.

Abstract

I parametri di spazio e tempo presiedono alle riprese televisive in diretta degli avvenimenti sportivi e, in particolare, il tempo televisivo viene omologato al tempo reale di trasmissione.
Le riprese televisive dello sport si realizzano con la combinazione di tre modalità di posizionamento e di uso delle telecamere, tre “sistemi di ripresa”. In ogni diretta, uno di questi tre sistemi risulterà essere il principale e un altro o gli altri due fungeranno da subordinati.
Le telecamere producono un numero limitato di immagini utili, tra le quali è possibile distinguere quelle fondamentali al racconto e quelle aggregate, di sottolineatura, di colore. Nella ripresa televisiva, le inquadrature principali costruiscono sequenze algoritmiche pressoché identiche. Ogni sequenza utilizzerà un numero limitato di tutte le immagini disponibili, perché strettamente vincolata al tempo reale dell’evento.
La struttura del racconto televisivo in diretta risulta chiara per le discipline semplici e più articolata per quelle complesse. Nei casi semplici, le poche variazioni all’interno dell’algoritmo consentono una mappatura pressoché completa delle inquadrature principali e di quelle aggregate e delle loro possibili combinazioni utili.

I parametri di spazio e tempo nelle riprese televisive dello sport in diretta.

La copertura televisiva delle discipline sportive e dei giochi di squadra presume la conoscenza del loro sviluppo spaziotemporale e delle loro regole di svolgimento.
Note le regole, la ripresa consiste nella corretta visualizzazione della disciplina o del gioco, perché lo spettatore a casa possa fruire nello stesso tempo del risultato tecnico e del coinvolgimento emotivo degli atleti e degli spettatori in campo.

La ripresa in diretta dell’avvenimento sportivo si imposta sui due parametri dello spazio e del tempo. In particolare, per definizione, la ripresa in diretta omologa il tempo televisivo al tempo reale.
La partita di calcio dura 45 minuti e – dopo un intervallo di 15 minuti – altri 45 minuti. La ripresa televisiva della partita - dal fischio d’inizio a quello finale – dura anch’essa 45+15+45 minuti. L’attuale record mondiale dei 100 metri è di 9 secondi e 74 centesimi. L’inquadratura che segue il campione mondiale dei 100 metri – dal frame dello start a quello del finish - dura esattamente 9 secondi e 47 centesimi di secondo.
Il replay costituisce la prima rottura dell’assioma “tempo televisivo = tempo reale”. Il replay introduce nel tempo reale della diretta la registrazione di un’azione già avvenuta. Il rallenty è una seconda e ancora più evidente violazione dello stesso principio: si tratta di riproporre un’azione il cui tempo è stato posticipato e rallentato.
Si potrebbe ulteriormente considerare che la trasmissione via satellite comporta un ritardo delle immagini tra il tempo televisivo in ricezione e il tempo reale in origine, per cui non si potrebbe parlare di assoluta identità tra il tempo dell’evento e quello della sua percezione. Ma qui ci basta riaffermare il concetto della diretta televisiva come “identità formale” tra i due tempi, televisivo e reale. L’intrusione del replay e del rallenty è un portato della tecnologia delle riprese, utile alla spettacolarizzazione dell’evento. Allo stesso modo, il ritardo di ricezione del segnale trasmesso via satellite non smentisce il fatto che l’avvenimento tele-visivo stia effettivamente accadendo nel momento in cui lo ricevo.

Dall’identità sostanziale tra tempo televisivo e tempo reale consegue come corollario la consecuzione temporale obbligata. Sul campo di calcio, ciò che accade nei primi 45 minuti precede l’intervallo che precede i secondi 45 minuti. Nella gara dei 100 metri, lo start precede la corsa che precede il finish. Nella diretta televisiva non è dato il contrario. Solo nella fiction, nella ricostruzione del racconto, il risultato può precedere la successione obbligatoria delle fasi dell’evento. La diretta televisiva, invece, riproduce l’evento in tempo reale e nella sua reale consecuzione temporale.

Il secondo parametro che interviene nella ripresa televisiva dello sport è quello dello spazio. L’evento sportivo si svolge in uno spazio reale; può trattarsi di un palazzetto dello sport per un incontro di basket o del mare aperto per una regata di vela; può ridursi ad un tavolo di ping pong oppure allargarsi ad una pista di Formula Uno o ai 42 km e 195 metri di una maratona.
In ogni caso, lo spazio che la televisione mostra al telespettatore è quello ridotto all’attuale 4:3 o 16:9 del formato televisivo. Lo spazio reale dell’evento viene quindi “ritagliato” di volta in volta dalle inquadrature, descritto dai movimenti di camera e ricomposto nella successione degli stacchi della regia tra una telecamera e l’altra.
Si potrebbe molto argomentare sulla “ricostruzione” che la televisione fa dello spazio reale - così come esso viene percepito da uno spettatore in tribuna o da un atleta in campo - e quello televisivo, che è invece il risultato delle tecnologie e dell’interpretazione di registi e cameramen. (E non vogliamo neppure indagare sulla rappresentazione offerta sempre più frequentemente dalle scenografie virtuali.)
Per il nostro fine, basterà dire che la posizione delle telecamere, i loro movimenti, le ottiche, il quadro, la luminosità e la ricomposizione dei colori, costruiscono uno “spazio televisivo” che è una parte e una interpretazione di quello reale.

Questa successione di spazi-inquadrature, ovvero la sequenza delle immagini che si svolge sull’asse temporale (dove il tempo televisivo è formalmente tempo reale), costituisce la ripresa televisiva e realizza la rappresentazione dell’evento sportivo, secondo le sue regole, tramite immagini e suoni.

 

I sistemi di ripresa.

Per sistema di ripresa intendo – nello stesso tempo - la modalità di posizionamento e di uso delle telecamere. Se regole e modalità di svolgimento spaziotemporale sono specifiche di ogni disciplina, i criteri di copertura sono invece riconducibili a sistemi di ripresa generali che sono identificabili e descrivibili per ogni ripresa in diretta. Analizzando le dirette delle discipline sportive e dei giochi di squadra, mi appare evidente che tutte possono essere ricondotte a tre sistemi di ripresa, tre modalità di posizionamento e di uso delle telecamere. Li chiamerò sistema sequenziale, sistema sull’asse centrale e sistema ad estrapolazione. Ogni trasmissione in diretta dell’avvenimento sportivo evidenzia uno di questi tre sistemi, che fungerà da principale, e un altro o gli altri due in qualità di sistemi subordinati. Risulterà essere, cioè, una combinazione di questi tre sistemi.

Provo a descriverli uno alla volta.

Il sistema di ripresa sequenziale realizza l’avvenimento utilizzando una serie di telecamere messe in fila.
E’ quello tipico della copertura di una discesa libera di sci o di una corsa automobilistica in circuito. Alla prima telecamera (al cancelletto di partenza o allo start) segue la seconda, la terza, la enne, fino a coprire l’intero percorso e ritornare al finish. La sequenza si ripeterà per il successivo atleta o il successivo giro.

Il sistema di ripresa sull’asse centrale è quello tipico delle discipline di squadra (il calcio, il basket, la pallavolo, la pallanuoto, ecc.) e si gioca sull’alternanza tra la camera in totale (di solito per la manovra di gioco, il gioco collettivo) e quella in campo stretto (per vedere il gioco individuale). Le telecamere possono essere posizionate in vari modi ma realizzano costantemente l’alternanza tra una visione panoramica in totale ed una vicina al giocatore, in campo stretto.

Il sistema di ripresa ad estrapolazione è quello più complesso. E’ tipico del meeting di atletica o di un open di golf, che hanno la caratteristica di presentarsi come avvenimenti multipli. L’atletica è fatta di corse e concorsi (i concorsi sono lanci e salti, in orizzontale e in verticale); l’open di golf vede più concorrenti contemporaneamente in gara. Il regista incaricato delle riprese le realizza estrapolando alcune telecamere alla volta dall’intera copertura: per esempio quelle posizionate per il salto in lungo o il getto del peso, o quelle della 9° o della 17° buca. Egli ricostruisce l’avvenimento estrapolando e mettendo in fila queste inquadrature rispetto all’intero universo delle immagini di gara.

 

Le combinazioni dei sistemi di ripresa.

In ogni copertura televisiva dello sport in diretta, questi tre sistemi di ripresa sono tra loro combinati: a diversi livelli, uno assume la funzione principale e un altro o gli altri due la funzione subordinata. Facciamo degli esempi.

Nella gara di Formula 1 il sistema principale è quello sequenziale: all’immagine della partenza segue quella della prima variante, il rettifilo, la chicane, la curva ecc. fino a ritornare alla partenza e ricominciare il giro.
Ma, nel racconto della gara, quando il regista passa dalle telecamere che seguono i primi al duello tra la settima e l’ottava posizione, al sistema di ripresa sequenziale (principale) si sostituisce quello ad estrapolazione (ed è la prima subordinata).
Una volta scelto il duello Ferrari-McLaren, quando da una inquadratura delle due macchine si passa ad una sola di esse e da questa al primo piano del pilota, dal sistema ad estrapolazione (prima subordinata) si è passati a quello sull’asse centrale (seconda subordinata).


La partita di calcio si realizza prevalentemente con il sistema di ripresa sull’asse centrale, alternando l’immagine larga della manovra di gioco a quella in campo stretto del gioco individuale (il takle o il dribbling), fino ad arrivare al primo piano del giocatore. Questi tre tipi di inquadrature bastano a fare la partita.
Quando però il regista lascia le camere in tribuna centrale per vedere il tiro dal corner all’altezza dell’area di rigore o il rilancio del portiere dal lato della porta, spostandosi con le telecamere dal centro della tribuna a dietro la rete, è passato dal sistema principale sull’asse centrale a quello sequenziale subordinato.
Quando, prima del tiro di punizione, abbandona l’azione e stacca sul coach in panchina o sul pubblico in attesa del tiro, passa dal sistema principale sull’asse centrale a quello subordinato ad estrapolazione.


Abbiamo visto che la ripresa televisiva dell’atletica è un tipico sistema ad estrapolazione e si gioca sull’alternanza tra le corse e i concorsi (salti e lanci), estrapolando la performance che in quel momento è ritenuta più importante.
Ma, scelto il salto in lungo, quando dalla presentazione dell’atleta si passa alla camera che ne descrive la corsa e il salto e alla successiva che ne cattura la reazione dopo la prestazione, è chiaro che al principale sistema ad estrapolazione, che regola la ripresa dell’intero Meeting, si è sostituito il subordinato sistema sequenziale.
Allo stesso modo, quando il regista passa dalla figura intera dell’atleta in posizione di partenza al suo primissimo piano, per coglierne la concentrazione, al primo sistema ad estrapolazione con cui ha scelto il salto in lungo, si è sostituito il secondo sequenziale che realizza la performance nella fase (prima subordinata) e il terzo sull’asse centrale che ne dettaglia le modalità tra figura intera e primissimo piano (seconda subordinata).


La casistica è ben definita anche se, in alcune circostanze, potrebbe essere difficile capire quale sia il sistema principale e quale il subordinato. E’ per questa ragione che si parla di combinazione dei tre sistemi a diversi livelli. Nel caso della Formula 1 (come vedremo meglio in seguito) il sistema principale sembra essere quello sequenziale, per il fatto stesso che le camere sono in sequenza sulla pista e che la corsa si ripete per un certo numero di giri. Però, nella situazione concreta della ripresa televisiva, per dar conto dei fatti più importanti che si svolgono lungo l’anello della pista, il sistema più utilizzato è quello ad estrapolazione. Bisognerà quindi dire, più propriamente, che i sistemi di ripresa si giocano sulle tre tipologie che abbiamo descritto, tra cui, secondo le circostanze, si stabilisce una gerarchia.

Dobbiamo ancora chiederci se, effettivamente, tutte le riprese sportive siano riconducibili ad uno di questi tre sistemi e alle subordinazioni dell’uno sull’altro. A quale sistema si riconduce, per esempio, una telecamera portata in spalla tra il pubblico o la microcamera posizionata a bordo di un’auto di F1 o la telecamera che segue i ciclisti da una moto?
Risponderei così: ogni ripresa in movimento è di per se un sistema sequenziale (mette in sequenza una serie di momenti successivi uno all’altro) il quale sistema, a sua volta, può essere principale o subordinato, secondo il livello in cui viene descritto. Se dalla microcamera sulla Ferrari passo a quella che inquadra la Mc Laren, sono passato dal sistema sequenziale a quello ad estrapolazione; se dal totale della camera sull’elicottero che inquadra il gruppo dei ciclisti, passo alla telecamera in moto che inquadra il ciclista in maglia rosa all’interno del gruppo, sono passato dal sistema sequenziale principale a quello sull’asse centrale subordinato.

 

L’algoritmo nel racconto televisivo dello sport in diretta.

Vorrei adesso entrare nel sistema di ripresa dell’avvenimento sportivo per vedere come, secondo quali regole (sostanzialmente, quelle dettate dalla disciplina!) si scelgono le inquadrature, si mettono in sequenza e si costruisce in tempo reale il racconto televisivo dell’evento a cui stanno assistendo, contemporaneamente e in modo totalmente diverso, sia lo spettatore in tribuna che quello televisivo.
La prima impressione è che il sistema di ripresa produca, quasi a ripetizione, “grappoli di inquadrature” tra loro simili. Uso il termine “grappolo” non a caso: i grappoli d’uva sono tra loro simili oltre che analogamente strutturati.
Cosa sono questi “grappoli”? Quante e quali inquadrature producono? Come queste immagini si coniugano tra loro? Come realmente si sviluppa il racconto televisivo in diretta di una disciplina sportiva?

Nella ripresa di un avvenimento sportivo vale innanzitutto un principio “economico”: dato un numero di telecamere, esse producono un numero finito e descrivibile di inquadrature utili, che si coniugano in un numero finito e descrivibile di combinazioni.
Numeri finiti. Inquadrature e combinazioni di inquadrature che costruiscono quei “grappoli di immagini”, di cui conosciamo alcune le regole. Porterò alcuni esempi.

Il racconto televisivo in diretta di una disciplina semplice come il volley, quando si realizza con quattro o cinque telecamere, procede in questo modo.
La sequenza di ripresa inizia con l’inquadratura dell’atleta in battuta (1) a cui segue quella larga del totale di gioco (2), che si tiene fino al momento della conquista del punto. L’inquadratura successiva, di solito, è quella di chi ha fatto il punto (3) o di chi l’ha perso (4) o, in sequenza, di tutti e due; segue, di solito, un primo (5) e forse un secondo replay (6) ma, con il fischio dell’arbitro (7)…siamo già all’immagine della battuta successiva (8). Da qui, la sequenza (il grappolo) riprende con le stesse modalità e si ripete per tutta la partita. Eccola esemplificata in alcuni frames.

 

Poche variabili si danno a questo algoritmo di base (il termine definisce meglio quello di grappolo!) obbligato com’è dall’intervallo di tempo che intercorre tra una battuta e l’altra. Prima della battuta, il regista può staccare sul primo piano di un atleta pronto alla ricezione o sulle mani del compagno che indica lo schema di gioco o sull’espressione del coach, secondo le poche opportunità che gli offrono le sue limitate telecamere, ma… non può perdere la battuta.

L’algoritmo si costruisce dunque sulla disponibilità quantificabile delle immagini, nella non modificabile economia dei tempi. Si tratta di una successione ordinata e descrivibile di inquadrature che – ripetuta – costituisce gran parte della copertura televisiva della partita.
Ad esaminare meglio l’algoritmo, si scopre che esso si costituisce intorno a due tipi di inquadrature, che definiremo principali e aggregate sulla base della loro funzione nell’economia della disciplina sportiva. Nel caso del volley, le principali sono quelle mostrate nella prima stringa: la battuta, il gioco, il punto, gli eventuali replay (1-8). Le aggregate sono tutte le altre possibili, di cui abbiamo portato degli esempi nella seconda stringa: la reazione dell’una o dell’altra squadra o del coach o del pubblico, le attese, le indicazioni di gioco da parte di giocatori e arbitro e quanto altro l’economia delle camere e la fantasia del regista possono elaborare.
Si tratta comunque di un sistema che si appoggia in modo algoritmico ad inquadrature principali, aggregandone delle altre non fondamentali, nel lasso di tempo concesso tra battuta e battuta. Le variabili non sono molte.

L’evidente ordine nella ripresa del volley non è casuale. Uno schema simile esiste per ogni altra disciplina la cui ripresa possa ricondursi al sistema sull’asse centrale, da quelle semplici (come il tennis), a quelle che si svolgono nei palazzetti dello sport (pallamano, pallanuoto, basket ecc.), a quelle più complesse come il calcio.

La serie degli algoritmi nei tre sistemi di ripresa.

Vale la pena esaminare un sistema complesso perché, nel caso del calcio – gioco che si realizza televisivamente con il sistema di ripresa sull’asse centrale - sembrerebbe impossibile riportare un gioco così estemporaneo e imprevedibile all’interno di regole evidenti. Invece è possibile: la sua complessità è dovuta al fatto che, mentre la ripresa del volley (e di molti altri giochi di squadra) si appoggia sostanzialmente ad un solo algoritmo, nel calcio se ne combinano una serie. Quali sono?
Partiamo da quello di base e più importante: l’alternanza dell’inquadratura in totale e quella in campo stretto, tra la larga manovra di gioco e lo stretto gioco individuale. Questa alternanza tra le due inquadrature fa la gran parte della partita, quando la palla è in movimento. Le situazioni a palla ferma sono quelle previste dalle regole del gioco del calcio; descrivono situazioni note ad ogni appassionato e tutte definibili nel loro rispettivo algoritmo:

  • nel caso di un fallo vedremo le inquadrature di chi la commesso, chi l’ha subito e dell’arbitro; ma anche le eventuali reazioni di giocatori o panchine;

  • il tiro di punizione si descrive con un’immagine in totale ma, nell’attesa del tiro, si possono mostrare le singole immagini del tiratore, della barriera, del portiere, del giocatore che si smarca; sicuramente si torna sull’inquadratura larga prima che la palla venga calciata;

  • nel caso del gol, al tiro in porta seguono le immagini di festa di chi ha segnato, il portiere che l’ha subito, le panchine, il pubblico;

  • la larga inquadratura per vedere il rilancio della palla dalla porta al centro campo può essere corredata dal campo stretto del portiere, dall’inquadratura di attesa dei giocatori in campo e – dopo il lancio - dalla contesa aerea per la ricezione della palla;

  • nel caso del tiro dal corner, il regista mostra il giocatore che sistema la palla, il movimento dei giocatori in area, le indicazioni del portiere, il giocatore più marcato e deve tornare sul campo largo prima del tiro;

  • il cambio dei giocatori è impostato sulle inquadrature di colui che entra e colui che esce, con l’eventuale applauso del pubblico.

Si tratta di queste e di poche altre situazioni, realizzate con inquadrature assolutamente conosciute, con o senza replay e tutte sotto stretto vincolo temporale. Lo stacco tra un’inquadratura e l’altra, tra tutte quelle che le telecamere possono offrire, alternando inquadrature principali e aggregate, con totali, campi stretti e dettagli, in un panorama limitato e noto, obbedisce infatti ai tempi reali del gioco. Per cui non può darsi il caso (salvo evidente errore) che l’inquadratura sulla ricezione della palla venga proposta dopo che la ricezione reale è già avvenuta o che, al momento del gol, il regista stia indugiando sul pubblico o sulla panchina o su un giocatore inattivo. La consecuzione temporale è obbligata.


Nulla di diverso circa gli algoritmi nel sistema ad estrapolazione. Nel meeting di atletica, come abbiamo detto, il regista alterna corse, lanci e salti (in orizzontale e in verticale), in diretta o in differita, ricostruendo sull’asse temporale televisivo quanto lo spettatore in tribuna coglie - complessivamente e contemporaneamente - in tempo reale.
Vige l’identità di durata tra tempo reale e tempo di ripresa; vige una codificata grammatica dell’atletica, che si esprime nei tre momenti di presentazione, gesto atletico, risultato. Con questa premessa e compatibilmente con il numero delle telecamere, la ripresa televisiva costruisce algoritmi più o meno ricchi.
Nel lancio del martello, per esempio, il sistema di ripresa sequenziale mette in fila la presentazione dell’atleta, la fase di rotazione, il lancio dell’attrezzo, la misurazione del risultato, la reazione dell’atleta (dei compagni, del pubblico, dell’allenatore), il primo o secondo replay fino…all’atleta successivo. Oppure – in virtù della estrapolazione - il regista cambia pedana per mostrare un’altra disciplina (e costruisce
quindi un altro algoritmo) o ripropone una performance registrata. Non vale la pena descrivere gli altri algoritmi. Realizzando corse lunghe e corte, salti in alto o in estensione e lanci, con inquadrature note, in coniugazioni limitate, con variazioni prevedibili, si costruisce una struttura certa di racconto, descrivibile nelle inquadrature principali e nelle aggregate, obbligata nella consecuzione temporale.


Il sistema sequenziale è il più semplice da descrivere (forse) ma il suo algoritmo potrebbe essere difficile da analizzare. Porterò un esempio semplice ed uno complesso.

La discesa libera di sci si realizza seguendo l’atleta dal cancelletto di partenza fino allo shuss finale e all’uscita dal parterre. L’inquadratura, più o meno larga, è sostanzialmente la stessa, camera per camera: si tratta dell’atleta che scende. Il sistema sopporta appena una subordinata sull’asse centrale: ovvero, si può passare dalla figura intera dell’atleta al dettaglio dell’azione sugli sci, utilizzando una seconda camera accanto alla principale. Una caduta o un fuori pista consentono alcune variazioni, ma l’inquadratura principale è quella dell’atleta che scende e durante la discesa non è consentito staccare sui fans o sull’avversario o sulle montagne innevate.
Salvo incidenti, le uniche opportunità di inquadrature diverse sono offerte al regista prima della partenza e dopo l’arrivo quando – compatibilmente con i tempi - può mostrare la reazione al risultato, l’applauso del pubblico, il replay di un errore ma… un secondo atleta è già al cancelletto di partenza!
L’algoritmo è nella ripetizione della sequenza, atleta per atleta.

Un po’ più complesso è descrivere i grappoli d’immagine (le inquadrature principali e quelle aggregate) nel sistema sequenziale con cui si realizza una gara di F1; parlare qui di algoritmo è difficile, salvo che non lo si riduca alla ripetizione del circuito (come avviene in alcune prove di qualificazione, quando si segue una sola macchina alla volta). Ma in gara succede ben altro.
La ripresa di una gara automobilistica reclama di cogliere (ovvero: estrapolare dal sequenziale) tutte le situazioni interessanti, in diretta – se possibile – o in replay. Ma sono molte le differenze rispetto alle altre discipline.
In discesa libera (sistema sequenziale), la gara si svolge seguendo singolarmente un atleta dopo l’altro. Durante il Gran Premio, invece, il regista deve mandare in diretta la situazione più importante tra tutte quelle che la pista gli offre contemporaneamente. Il sistema di ripresa sequenziale diventa immediatamente ad estrapolazione, come quello che presiede al Meeting di atletica. Ma, a differenza dell’atletica, dove ogni salto, ogni lancio e ogni corsa sono previsti da un ordine di gara, in F1 non c’è ordine: è programmata una sosta ai box; è abbastanza prevedibile un sorpasso, meno il crash e assolutamente non prevedibile il fuori pista o la defaillance tecnica.
Si potrà obiettare che anche il gioco del calcio (sistema di ripresa sull’asse centrale) è imprevedibile: nessuno può dire in che momento ci sarà un gol e in che modo si realizzerà. Ma sul gol, che è l’obiettivo stesso del gioco, è concentrata l’intera ripresa, che si svolge tutta a vista d’occhio (e di telecamera) e in uno spazio ridotto (oltre che a velocità ridotta). Sulla pista della F1 si alternano invece una molteplicità di riprese: una per ogni situazione interessante, da mandare in onda in diretta o in registrazione.
Durante la gara, alcune di queste situazioni forniscono le inquadrature principali: la partenza e l’arrivo, la posizione in corsa dei principali contendenti, l’inseguimento, il sorpasso, la sosta ai box e gli accidenti: il fuori pista, il crash, la defaillance tecnica, l’intervento della safety car o dei mezzi di soccorso.
Moltissime sono invece le immagini che considererei aggregate a quelle principali: le inquadrature dei volti tesi ai box o tra i piloti nel momento della partenza, le frenetiche attività durante il pit stop, le reazioni in caso di sorpasso o di crash, le segnalazioni dal pit wall, tutte le inquadrature offerte dalle microcamere a bordo delle auto e molte altre offerte dalle 30-40 telecamere presenti sul circuito.
Si può parlare di grappoli di immagini, principali e aggregate, ma più difficilmente di algoritmi codificati. Soprattutto perché la disciplina non risponde a tempi stabiliti e non è ripetitiva.

Una mappatura delle immagini dello sport in diretta?

Durante questo excursus all’interno delle riprese televisive delle discipline sportive, abbiamo sottolineato le severe condizioni, i veri e propri obblighi di inquadratura (spazio), di durata (tempo) e di sequenza (consecuzione temporale), che la diretta impone alla costruzione di un coerente racconto per immagini.
Abbiamo visto che le riprese televisive dello sport si possono riferire (fanno capo) a sistemi generali, che abbiamo chiamato sequenziale, sull’asse centrale e ad estrapolazione. Ogni ripresa televisiva in diretta dello sport alterna uno di questi sistemi come principale e un altro o gli altri due come subordinati.

Abbiamo detto anche come, su base economica, le immagini prodotte dal sistema di ripresa si costituiscano in grappoli, distinguendosi – secondo utilità - tra principali e aggregate. La sequenza delle inquadrature si costituisce in veri e propri algoritmi più o meno complessi e identificabili.

Così, ci sono alcune discipline sportive (volley, basket, pallamano, pallanuoto, tennis ecc) che si realizzano replicando un solo algoritmo per l’intera gara, con pochissime variabili. Una disciplina multipla come l’atletica ne espone uno per ogni specialità, ma la ripresa è preordinata dal programma di gara. Un gioco di improvvisazione come il calcio si realizza invece combinando una serie di algoritmi, tutti identificabili e semplici, che si svolgono in un’area interamente a vista.
Con qualche difficoltà si riescono a leggere, invece, gli algoritmi di discipline con accadimenti multipli, non regolati da un programma e che si svolgono su percorsi lunghi: ne sono un esempio tutte le corse, da quelle motoristiche alla maratona.
L’algoritmo si lega ad una quantità limitata di immagini da utilizzare in un lasso di tempo determinato. In effetti, regola la sequenza e quindi il rapporto delle immagini tra di loro, la loro coniugazione.

Possiamo, alla fine, formulare l’ipotesi di una mappatura generale delle immagini dello sport in diretta e, successivamente, delle loro possibili coniugazioni?
Ritengo che questo sia (non solo teoricamente) possibile. A titolo di esempio, ho mostrato la composizione di alcuni algoritmi semplici per discipline semplici. E’ ovviamente possibile farlo anche per discipline più complesse fino ad elencare, tra le fondamentali e le variabili, (quasi) tutte le immagini che costituiscono le attuali riprese televisive dello sport. Allo stesso modo, è teoricamente possibile stabilire tutte le coniugazioni in cui un numero limitato di inquadrature possono combinarsi, nella consecuzione del tempo reale dell’azione sportiva.
Lascerò aperta la soluzione pratica di questo problema, che ha ovviamente bisogno dei calcolatori e della matematica, prima ancora che dei criteri metodologici.
 

Giancarlo TOMASSETTI

info@sportregiatv.it