SPORT IN DIRETTA

Nel mondo della televisione - I grandi avvenimenti sportivi in tv sono riconducibili a tre sistemi principali di ripresa.
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L’esperienza diretta dello sport visto dalle tribune o dai bordi delle piste, è stata sostituita in questi anni da quella televisiva. L’avvenimento sportivo è diventato un prodotto massmedialogico e, in particolare, televisivo. Lo sport di cui la gente si emoziona, di cui discute e ha coscienza è quello visto in casa propria. Non è soltanto un fatto di tele-visione, della comodità di ricevere l’avvenimento in casa piuttosto che andarlo a cercare; si tratta anche della scelta di una diversa esperienza dell’avvenimento sportivo. Alcune discipline, come il ciclismo, la vela o la maratona, esistono solo come esperienza televisiva. Per altre, come l’automobilismo, il golf o lo sci, si può avere un’esperienza diretta molto limitata. Ma anche quando l’evento si svolge in un luogo adatto e ben visibile come uno stadio, un palazzetto o una piscina, anche in questi casi la ripresa televisiva offre maggiori dettagli e consente di apprezzare meglio la disciplina, fatto il debito conto della diversa motivazione che induce l’appassionato ad andare sul campo piuttosto che seguire l’avvenimento in televisione.

La ripresa con le telecamere si è dunque sostituita per gran parte all’esperienza diretta e spesso le due percezioni dell’avvenimento sono molto diverse. Ma secondo quali criteri le immagini si sostituiscono alla realtà e il fatto di attualità diventa racconto televisivo?

Non esiste una storia della ripresa televisiva dello sport, infatti, nessuno l’ha mai scritta. Fa parte della ricchezza delle esperienze individuali. Tecnici, cameraman, registi, hanno vissuto con i limiti tecnici della televisione di questi quarant’anni e sulle sue possibilità hanno impostato le riprese.

Oggi ritengo che si possa parlare di «sistemi di ripresa». Il termine “sistema” rimanda a diversi e illustri significati. Qui si intende come «modalità» e, più propriamente, come «modalità tecnico-linguistica». La doppia aggettivazione vuole specificare, da un lato, il dispositivo tecnico di ripresa e, dall’altro, le possibilità linguistiche da esso prodotte.

I sistemi di ripresa sono dunque in stretto rapporto con la tecnologia. E’ con il progredire della tecnica televisiva che la ripresa si articola come linguaggio e diventa interpretazione della realtà. L’agilità dell’attuale ripresa televisiva, l’alternarsi di totali, campi medi, primi piani e dettagli è consentita oggi dallo zoom. La torretta su cui la vecchia telecamera montava i suoi tre o quattro obiettivi fissi non avrebbe mai potuto offrire inquadrature così aderenti al soggetto. Allo stesso modo, la possibilità di coprire con le telecamere tutta la lunghezza di un circuito automobilistico collegandole via cavo, è possibile oggi perché non c’è più perdita di segnale tra le telecamere e il punto di controllo. Il replay, la riproposizione dell’azione, formidabile opportunità offerta allo spettatore televisivo, oppure il rallenty, che è uno strumento di analisi e di spettacolarizzazione del gesto atletico, esistono solo dalla fine degli anni Sessanta. Le riprese mobili da elicottero o da motocicletta, con cui seguiamo le corse ciclistiche, sono possibili grazie ai collegamenti via ponte radio; non riceveremmo nulla in diretta da oltre oceano se non avessimo i satelliti geostazionari.

Il rapporto che si pone quindi tra ripresa televisiva ed evento passa certamente per l’evoluzione degli apparati tecnici e si modifica con essi. Ma tutto ciò non basta a spiegare i “sistemi di ripresa”. Essi sono invece il risultato — tecnicamente possibile — dell’interpretazione televisiva dello spazio e del tempo dell’avvenimento sportivo. Spazio e tempo sono infatti i due parametri fondamentali della ripresa televisiva in diretta: nel sistema linguistico si traducono in inquadrature e successione di inquadrature.

Contrariamente al tempo cinematografico, il tempo della diretta televisiva è generalmente vincolato a quello dell’evento, sia come durata reale, sia come successione di fatti, sia come modalità convenzionale di racconto. Un incontro di tennis ha un inizio, delle fasi intermedie e una conclusione. Il sistema di ripresa non può modificare la successione dei fatti, né la durata dell’evento. La stessa convenzione della ripetizione dell’azione tramite il replay o il rallenty, che sono una rottura della continuità temporale, avviene in momenti predeterminati e in qualche modo imposti dall’evento stesso: dopo la conquista del punto e prima che l’azione riprenda.

Ma un incontro di tennis, dal punto di vista della sequenza temporale, è un sistema di ripresa semplice. Altra cosa è ordinare gli avvenimenti di un evento come il golf o lo sci di fondo o una corsa ciclistica a cronometro. Per lo sci e il ciclismo, gli atleti partono uno alla volta ad intervalli regolari, passano davanti ad alcune postazioni cronometriche situate lungo il percorso e arrivano al traguardo.

Per il giocatore di golf le tappe intermedie sono costituite dalle buche. In entrambi i casi, quando il primo concorrente è arrivato, altri sono in azione e altri devono ancora partire. Se il regista seguisse un solo atleta, perderebbe tutti gli altri; allora alternerà i concorrenti che arrivano, a quelli ai passaggi e alle partenze, scegliendo secondo l’importanza degli atleti e il valore dei risultati. La ricostruzione televisiva sull’asse temporale segue un criterio di scelta e di opportunità che quel certo atleta si trovi lì in quel momento. Il racconto televisivo diventa tutt’altra cosa di quanto uno spettatore riesce a vedere dal vero.

Se il tempo dell’avvenimento sportivo pone i vincoli che abbiamo detto allo svolgimento della ripresa, lo spazio in cui si svolge l’evento deve essere necessariamente interpretato dalla posizione delle telecamere e dalle inquadrature. L’interpretazione dello spazio è fondamentale per determinare i sistemi di ripresa ed è anche l’occasione per evidenziare meglio le modalità di trasposizione in immagini di quanto lo spettatore vede sul campo.

In uno stadio, lo spettatore in tribuna controlla completamente il terreno di gioco e l’azione sportiva: egli ha un’esperienza diretta dell’intero avvenimento. In un circuito automobilistico, invece, ha la possibilità di seguire la gara da un solo punto e potrà controllarne solo parzialmente l’andamento, giro per giro. Nel caso del ciclismo su strada, poi, lo spettatore non può avere nessuna cognizione diretta dell'andamento della gara: potrà assistere al passaggio dei ciclisti in un punto del percorso (come è nella nostra esperienza di bambini, quando la televisione non c’era) o potrà riferire di chi ha vinto se si è sistemato al traguardo. Ma tutto ciò che oggi sappiamo dell’andamento di una gara ciclistica, delle sue fasi, delle alleanze che si sono prodotte, delle strategie che si sono attuate, è risultato di immagini televisive.

Nella diretta televisiva l’evento deve essere completamente visibile nel suo svolgimento nello spazio: sia che si tratti di un campo circoscritto — per il nuoto, il basket o il tennis - sia che si svolga su un circuito o una pista — l’automobilismo o lo sci - sia che si svolga in ampi spazi, come per il ciclismo su strada o la vela.

L’elemento determinante della copertura televisiva è la molteplicità dei punti di vista. Questa capacità della televisione di essere in più posti contemporaneamente, gli consente di coprire interamente lo spazio e di farlo secondo le proprie modalità di interpretazione della disciplina sportiva.

Nel calcio la telecamera principale è posizionata in tribuna centrale, nel miglior posto che si possa offrire a uno spettatore pagante (il quale seguirà però l’intera partita da quel punto). Lo spettatore televisivo invece apprezza la posizione della telecamera sull’asse dei 16 metri per verificare la posizione del fuori gioco, o la camera a lato della porta per rivedere l’azione in area o il rilancio del portiere.

Anche nel caso di un luogo che possa essere coperto da una sola telecamera, molte volte l’inquadratura televisiva selezionerà una parte dello spazio, per scelta di linguaggio o per limiti tecnici. Nel calcio, per esempio, l’inquadratura principale copre circa 1/3 del campo. L’attuale tecnologia televisiva non consente di racchiudere l’intero terreno di gioco in una sola inquadratura: la scarsa definizione dell’insieme non consentirebbe di riconoscere i giocatori.

Nel tennis il campo viene inquadrato da una telecamera posta alta sull’asse longitudinale, mentre lo spettatore privilegiato si trova in tribuna centrale e segue il gioco voltando la testa a destra e a sinistra. La scelta che i registi fanno della posizione longitudinale evita ai telespettatori questo fastidio,ma essa è dovuta anche al problema della definizione dell’immagine e alla circostanza che il tiro e lo spostamento del giocatore nella propria metà campo si apprezzano meglio da questa posizione.

Molteplicità dei punti di visione, limiti tecnici della definizione dell’immagine, sono componenti strutturali dell’attuale copertura televisiva. Ci sono però altre regole che presiedono alla costruzione dello spazio televisivo. In un luogo contenuto, solitamente i registi posizionano le telecamere sull’arco dei 180° davanti all’evento, costituendo il cosiddetto “fronte di ripresa”. È il caso del calcio, del basket, dell’hockey, della pallavolo: di tutti quegli sport di squadra che si svolgono in un campo. In questi casi, una telecamera posizionata oltre i 180° produrrebbe un “salto di campo”, la spiacevole sensazione cioè di ritrovarsi all’improvviso dall’altra parte e di perdere la cognizione dello spazio.

È pur vero che quella del “fronte di ripresa” non è una regola assoluta e che spesso si posizionano le telecamere sui 360° orizzontali, nonché telecamere che inquadrano dal basso verso l’alto e telecamere azimutali; ciò nonostante, la teoria del fronte di ripresa e le sue digressioni sono pur sempre interpretazioni dello spazio. In linea generale e pur con mille eccezioni, la ripresa dell’avvenimento di attualità deve dare una definizione realistica dello spazio in cui esso si svolge. Certamente non sarebbe accettabile vedere una partita di calcio con le telecamere poste in tribuna centrale e, improvvisamente, saltare sulla tribuna di fronte. Il risultato sarebbe che il giocatore che porta la palla verso la porta di destra, al salto di campo, si troverebbe a correre verso quella che allo spettatore televisivo era stata mostrata a sinistra.

L’atletica è una disciplina complessa che meglio di altre si presta a chiarire i sistemi di ripresa. La sua difficoltà di rappresentazione televisiva deriva dall’essere un avvenimento multiplo nello spazio: corse, salti e lanci si svolgono nello stesso luogo e molte volte si tratta di cinque o sei discipline contemporanee. Nell’impossibilità di mandare in onda due gare insieme, convenzione vuole che il racconto si realizzi nell’alternanza tra diretta e registrazione. Mentre una corsa sta andando in diretta, salti e lanci vengono registrati e, quando vi fossero dei risultati significativi, vengono messi in onda alla conclusione della corsa, prendendo il posto di altri avvenimenti sul campo.

La ricostruzione dello spazio non è meno interessante di quella sull’asse temporale. Lo spazio che il telespettatore in tribuna percepisce come unitario viene scomposto per disciplina e ognuna di esse viene trattata singolarmente.

Per le corse la camera principale è posizionata in asse con la linea di arrivo; ciò consente di apprezzare in rallenty la distanza tra gli atleti come in un fotofinish.

Le telecamere usate per le corse non sono utili per seguire salti e lanci, per i quali si costituiscono altri gruppi di telecamere. Il criterio che presiede al loro posizionamento è quello di garantire i tre momenti della performance di un atleta: la preparazione in pedana, il gesto atletico, il risultato. Il gesto atletico, momento centrale e fondamentale della prova, viene solitamente mostrato in piano-sequenza, senza cambiamenti del punto di vista. Una volta eseguito, potrà essere rivisto e dettagliato da altre telecamere.

Nel salto in lungo lo stacco dell’atleta dalla pedana di battuta e il volo vengono visti sull’asse ortogonale; la correttezza della battuta potrà essere rivista in dettaglio con il rallenty; la fase terminale potrà essere rivista frontalmente per esaltare lo sforzo fisico dell’atleta. Nel lancio del disco o del martello, la telecamera azimutale sulla pedana di lancio consente di apprezzare la fase di rotazione dell’atleta prima del lancio. La telecamera posta sull’assicella del salto in alto o del salto con l’asta mostra l’atleta nella fase dello scavalcamento e valuta la distanza tra il corpo e l’assicella.

Il numero e posizione delle telecamere danno un’idea della complessità del sistema e delle possibilità che esso offre. Le sequenze che ne derivano sono delle vere e proprie frasi di un racconto, le cui proposizioni principali — il gesto atletico — possono essere arricchite da una serie di subordinate: la tensione degli atleti prima della prova, la concentrazione, la reazione al risultato, il confronto con l’antagonista, la reazione dello stadio, nonché l’analisi in dettaglio della performance dell’atleta. L’approfondimento tecnico della disciplina e quello psicologico delle reazioni che si producono in campo, sono obiettivi costanti del linguaggio televisivo dello sport.

Si dovrà dedicare una nota alla tecnologia delle riprese in movimento, anche perché — come si vedrà — hanno una collocazione del tutto singolare nei sistemi di ripresa. Telecamere su elicottero o su moto realizzano probabilmente l’aspirazione segreta di ogni tifoso: quella di essere accanto al proprio campione nel momento e nel luogo in cui la prova si svolge. E’ il caso della radiocamera che accompagna i giocatori in campo, dei mezzi mobili che seguono una corsa ciclistica, o una maratona, o una gara di vela o di off-shore. Per il ciclismo e la maratona, in particolare, le riprese da terra e dall’aria consentono di controllare la dinamica tra il gruppo e il singolo atleta. I piani-sequenza così realizzati sono l’equivalente di totali e di campi stretti su tutto il percorso di gara. Nel caso di queste discipline, si tenga conto poi che le riprese da elicottero coniugano perfettamente lo sport e il paesaggio, gli assetti urbani e l’architettura delle città.

Tempo e spazio, i due parametri a cui abbiamo fatto riferimento costante per la ripresa televisiva in diretta, debbono essere visti congiuntamente: le inquadrature vanno usate sui tempi imposti dalla disciplina sportiva. Ne derivano una serie di vincoli e di possibilità nella rappresentazione dell’evento.

Innanzitutto si dovrà fare una netta distinzione tra gesti atletici ripetitivi e discipline non ripetitive Una gara di nuoto si svolge coprendo una vasca di cinquanta metri: gli atleti partono dai blocchi, percorrono l’intera vasca, virano e tornano indietro sulla stessa corsia. La stessa cosa succede in atletica: corse, salti e lanci non consentono scelte di percorso o di pedana o variazioni di svolgimento. In tutti questi casi la ripresa è codificata, procede secondo gli schemi previsti di “presentazione, gesto atletico, risultato”, con pochissime variazioni e difficilmente inerenti il gesto atletico.

Tutt’altra cosa è un evento che fa della non-ripetitività la sua ragion d’essere: il calcio ne è l’esempio più eclatante. L’azione viene inventata ogni volta e ha sempre sviluppi diversi; il gol è sempre un originale non ripetibile. Svolgimento di gioco e risultati sono imprevedibili, successione delle azioni e tempi non sono codificabili; tra un tiro in porta e la rimessa del portiere possono passare due secondi o dieci, tra un’occasione mancata e il gol subito in contropiede possono passare minuti o solo pochi secondi. Il sistema linguistico è costruito per rappresentare l’imprevisto e la scelta delle inquadrature sull’asse dei tempi è sempre a rischio. Il replay dell’occasione mancata potrebbe coprire il gol successivo; il primo piano del giocatore che ha subito il fallo potrebbe nascondere l’ammonizione dell’arbitro; il replay del tiro in porta potrebbe impedire divedere il calcio d’angolo. Se la ripresa televisiva di una gara di atletica è l’esecuzione di uno spartito, per le riprese di una partita di calcio è come suonare musica jazz.

La successione degli avvenimenti sull’asse temporale pone altri vincoli nel caso di discipline multiple (l’atletica) o di quelle che si svolgono su più luoghi (il golf, lo sci di fondo). L’alternanza tra avvenimento in diretta e registrazione può avvenire proprio perché essi sono prevedibili.

Tutt’altra cosa è cogliere l’uscita di pista di un’auto di Formula uno, se il regista non sta seguendo proprio quella; oppure la caduta di un ciclista nel gruppo, mentre si stanno seguendo i fuggitivi in testa. L’imprevedibile può essere messo in preventivo solo parzialmente, nell’ambito dell’economia dei mezzi e delle modalità operative della ripresa.

In una gara di Formula uno sarebbe possibile coprire l’intero circuito con una serie di telecamere fisse messe in registrazione. Con un dispositivo simile, tutto sarebbe sempre sotto controllo, ma lo spettatore televisivo non accetta questo tipo di ripresa. Assomiglierebbe a quella ottenuta con le telecamere di servizio per controllare gli ingressi degli uffici. Lo spettatore pretende invece un’interpretazione, pretende delle scelte. Il regista, scegliendo spazi e coniugandoli con i tempi della disciplina, fa esattamente questo. Egli lavora per sottrazione; le inquadrature vengono scelte per esclusione di tutte le altre possibili. Ciò che va in onda è solo una delle possibili rappresentazioni dell’evento.

L’interpretazione dei parametri di spazio e tempo — spazio reale tradotto in inquadrature e tempo reale in successione di inquadrature — nelle diverse situazioni e nelle diverse modalità in cui l’evento si svolge, costituisce la base del sistema di ripresa. Le discipline sportive che abbiamo considerato (ma abbiamo la ragionevole convinzione che si possa parlare di tutte le discipline sportive e di tutti gli accadimenti spazio-temporali) sembrerebbero far riferimento a tre sistemi principali di ripresa interrelati tra loro.

La ripresa privilegerà la successione sequenziale delle camere, oppure la successione dei piani di inquadratura sull’asse della profondità, oppure l’estrapolazione tra telecamere per soggetti di valore.

Ognuno di questi tre sistemi principali si avvale di un altro o degli altri due in funzione di sotto-sistema. Ma vediamo in dettaglio.

Un primo sistema di ripresa potrebbe essere definito "sequenziale". Si appoggia a un dispositivo di ripresa che mette in sequenza un certo numero di telecamere e le commuta in successione una all’altra. È il sistema con cui si copre uno spazio lineare: un circuito automobilistico, il percorso di una gara di equitazione, una pista di bob o di sci alpino. Si dovrebbe mettere in conto anche il percorso di una gara ciclistica o di una maratona, ma il particolare dispositivo di ripresa con cui si realizzano (i mezzi mobili) pone il sistema a metà tra quello sequenziale e quello centrale di cui parleremo tra poco.

Nel caso di una gara automobilistica su circuito, il regista seguirà le auto in corsa commutando da una telecamera alla successiva, fino a tornare alla prima e ricominciare il giro. Gli appassionati di Formula uno sanno che, stabilite le posizioni di testa, il regista andrà a scovare i duelli nelle retrovie. Così, dopo una sequenza sui primi, salterà a vedere il duello tra il quinto e il sesto o il gruppo serrato tra la decima e la tredicesima posizione, estrapolando dalla corsa quelle auto che offrono i maggiori motivi di interesse, secondo il terzo sistema. Ecco come un sistema di ripresa principale, quello sequenziale, si avvale di un sottosistema che è proprio — per esempio — della copertura di una manifestazione di atletica.

Più semplice è l’applicazione del sistema quando in pista si presenti un atleta alla volta, come per il bob o uno slalom o una discesa di sci alpino. In questo caso si segue l’atleta dalla partenza all’arrivo e quindi si torna in partenza per il successivo.

Curiosissime varianti sull’asse temporale si danno quando l’intervallo di partenza tra un concorrente e l’altro è inferiore alla durata della performance dell’atleta. Può darsi, per esempio, che una discesa libera si percorra in 2’ e i concorrenti partano a 1‘30” uno dall’altro. Nella realtà, quando il primo concorrente taglia il traguardo, il secondo è già a un quarto della pista per cui, teoricamente, solo del primo potremmo vedere l’intera discesa. In questi casi è ormai convenzione ricorrere a un escamotage di racconto: quello di registrare e dilazionare la partenza del successivo concorrente. Mentre il primo atleta percorre l’ultima parte della pista, la partenza del secondo viene registrata. Quindi, dopo l’arrivo del primo e mentre il secondo è già in pista, viene messa in onda la registrazione della sua partenza e “ricongiunta” alla sua corsa in diretta. Il risultato evidente, sul piano del racconto, è quello di una continuità della prestazione dell’atleta su una pista continua. In effetti, sia lo spazio che il tempo reali sono stati modificati dalla ripresa, a tutto vantaggio del “realismo” della rappresentazione televisiva.

Le discipline di squadra proprie degli spazi chiusi, contenuti nelle dimensioni, quali un campo di calcio o di basket, oppure un ring o un biliardo, sono solitamente coperte da un sistema di ripresa che definirei “centrale”. In questi casi, solitamente, le telecamere sono poste davanti all’evento sportivo su un fronte di 180 gradi; l’utilizzazione delle inquadrature va fatta sull’asse della profondità e la commutazione principale è tra totale e campo stretto. Il regista è invitato a guardare complessivamente e contemporaneamente l’evento sportivo, e raggruppa tutte le camere intorno a un totale centrale. La dialettica “visione d’insieme-dettaglio " è fondamentale per l’interpretazione di tutte le discipline di squadra, dove la manovra collettiva e l’azione individuale devono coniugarsi perfettamente. L’esempio più eclatante è quello del calcio: azione di squadra e dribbling, disposizione sul terreno per il tiro di punizione e dettaglio del portiere, o della barriera, o del giocatore che si smarca. Esempi analoghi possono essere fatti per il basket o per l’hockey o per il rugby. Ma la dialettica totale-primo piano investe anche discipline non di squadra: si è già fatto l’esempio del pugilato, in cui il totale dei due pugili mostra la loro posizione sul ring e il gioco di gambe, mentre il campo stretto individua meglio il colpo, il corpo a corpo o la tenuta dell’avversario.

Anche questo sistema che abbiamo definito “centrale” si avvale di sottosistemi. La partita di calcio ne offre un esempio probante. Le due camere principali in tribuna offrono la maggior parte del gioco, alternando il totale per 1' azione collettiva al campo stretto per quella individuale. Accanto a queste telecamere centrali, le telecamere ai 16 metri e quelle a lato delle porte offrono coperture di spazi laterali. Il dispositivo di ripresa ha assunto un andamento lineare e le telecamere vengono usate secondo lo spostarsi dell’azione: dall’area, al centro campo, all’area opposta. Lo stesso può avvenire in un campo di basket tra camere centrali e camere sotto canestro. Allo stesso modo, in uno spazio più ridotto come quello rappresentato da un ring, le camere centrali possono arricchirsi del contributo di quelle agli angoli, basse e alte, a sinistra e a destra, che meglio specificano l’azione dei pugili secondo lo spostamento e secondo il valore che si attribuisce agli attacchi e alle difese.

Un terzo sistema di ripresa è quello costituito da gruppi di telecamere separati gli uni dagli altri. Il sistema copre l’avvenimento multiplo nello spazio, come lo sci di fondo o il golf, o pluridisciplinare nello stesso luogo, come l’atletica. Lo definirei “sistema per estrapolazione”. Si sono già fatti degli esempi: lo sci nordico, la corsa ciclistica a cronometro, il golf. In tutti questi casi il sistema funziona per scelte: si sceglie tra più pedane nell’atletica o tra diverse buche nel golf o tra partenze-passaggi-arrivi nel ciclismo e nello sci di fondo. Dalla totalità delle immagini o dei gruppi di immagini a disposizione, si estrapolano quelle che rappresentano momenti e protagonisti di gara più interessanti.

I sottosistemi sono qui rappresentati dai singoli gruppi di telecamere. Nel caso dello sci di fondo, il tratto percorso viene coperto da più camere in successione secondo il sistema sequenziale. Più sottosistemi sequenziali costituiscono il sistema principale ad estrapolazione. Nel golf, invece, al dettaglio della posizione del giocatore che esegue il colpo, segue il totale della traiettoria della pallina. Nell’atletica il gesto viene mostrato nella sua interezza e quindi dettagliato nelle sue fasi fondamentali, secondo il sistema che abbiamo definito centrale.

Quale sistema di ripresa prevale nel dispositivo costituito dai mezzi mobili? Elicottero e moto, ovvero totale e campo stretto, in molte situazioni, sembrerebbero appartenere al sistema centrale, ma hanno anche le caratteristiche degli altri due sistemi: quella di poter seguire l’azione in piano-sequenza per tutto il percorso e anche di poter cogliere soggetti e le performances sportive più interessanti estrapolandole dall’insieme.

In effetti, essendo questo sistema di ripresa capace dì posizionarsi in ogni punto, di seguire con continuità o di scegliere in luoghi diversi, esso si pone come la più duttile interpretazione degli spazi. L’alternanza inoltre di più inquadrature riesce a coniugare sull’asse temporale fatti distanziati tra loro, come le dinamiche di gruppi diversi.

Si ringrazia il Centro di cinematografia del Coni per il materiale iconografico
 

Giancarlo TOMASSETTI

info@sportregiatv.it