Punto di ricerca
La regia, come si fa…


Mi è difficile dire sinteticamente come si fa la regia dell’avvenimento d’attualità, sportiva e non.

Sicuramente la regia traduce in immagini un evento che si svolge in un luogo e ha una durata e una articolazione non dipendente dal regista.

In questa affermazione c’è già una spiegazione di come si fa la regia:

  • devo pre-figurarmi le inquadrature di cui avrò bisogno
  • per configurare una struttura di immagini
  • capaci di raccontare l'evento
  • secondo i tempi del suo svolgimento.

Questa, molto semplicemente, mi sembra essere l'operazione regia.

Quindi, innanzitutto, devo sapere come si svolge l’avvenimento e di che cosa di quell’avvenimento debbo o voglio far vedere.

(Un tifoso sa bene cosa vuol vedere della ripresa di una partita. Ma un antropologo non appassionato di calcio che si trovasse a San Siro per Milan-Inter, sarebbe forse affascinato dal comportamento delle tifoserie, piuttosto che dallo scatto di Ronaldo.)

Nello sport, in particolare, debbo conoscere le regole imposte allo svolgimento della disciplina. Conosciuto l’evento (ovvero: la manifestazione visibile dell’evento, quella che io posso riprodurre con le immagini), conosciuta la sua evoluzione temporale, si tratterà di individuare le immagini con cui costruire il racconto. Queste immagini, messe in successione tra loro, costituiranno una vera e propria "struttura linguistica”, che mi consente di visualizzare, interpretare e raccontare l’avvenimento...

L'"invenzione" (se così si può dire) di questa struttura è propriamente l'ambito della regia, perché altrimenti parleremmo solo di copertura, come se si trattasse di sistemare le telecamere di un impianto a circuito chiuso per la sicurezza del condominio!

In quanti modi si rappresenta un evento, con quali criteri, con quali finalità?

La realtà visibile, pure riproposta nel suo puro aspetto di visibilità,rimanda sempre a dei significati e  può essere rappresentata per immagini in moltissimi modi.
Questo sta a dire che la prima idea di regia è già in quella “pre-visione di immagini coniugabili” che mi serviranno per costruire un racconto capace di coprire quell'arco temporale.

(Posso coprire lo slalom con una sola camera che segua frontalmente l’atleta dal cancelletto di partenza all’arrivo. (Ed è il modo più corretto!) Posso però pensare di avere alcune immagini in dettaglio degli sci che sfiorano i paletti o del movimento del bacino e delle gambe dello sciatore.)

Aggiungendo questo dettaglio alla inquadratura dell’atleta a figura intera, ho approfondito tecnicamente un aspetto della disciplina e ho articolato il linguaggio.
Devo adesso mettere le due immagini sull’asse temporale del racconto: posso permettermi di alternare l’inquadratura a figura intera con il dettaglio dell’entrata sui paletti o devo riproporre questa entrata in rallenty dopo l’arrivo?
Come vedi, non si tratta solo di pre-vedere delle inquadrature, ma di pre-vedere un insieme di inquadrature linguisticamente organizzate per raccontare l’evento. Non soltanto di coprirne la durata o lo spazio di evoluzione, ma di estrarne dei significati.
A seconda dell’ una o dell’altra scelta, infatti, ho già raccontato in due modi diversi.

Come nasce quindi la regia? Credo che nasca  nel rapporto tra:

  • le informazioni (e le suggestioni) offerte dall’avvenimento e dalle sue regole
  • la pre-visione della struttura di inquadrature che mi serviranno per raccontarlo in un certo modo.

E’ quanto facciamo quando andiamo a fare un sopralluogo. Ci facciamo dare tutte le informazioni sul dove, sul come, sul chi, sul quando…ci lasciamo affascinare da alcuni aspetti, avendo in testa il problema di come strutturare la sequenza delle inquadrature, di come raccontare, in rapporto ai mezzi e agli uomini.

Ma, da questo momento, sia per quanto riguarda il fronte delle informazioni sull’evento, sia per quanto riguarda le modalità di impostazione del racconto televisivo, i problemi sono più specifici e non so quanto generalizzabili.
 

Giancarlo TOMASSETTI

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