Organizzazione della regia

Formula 1


Si potrebbe affrontare l’organizzazione della regia della Formula 1 partendo dalle esigenze "linguistiche" del racconto della corsa. Di che cosa ha bisogno il regista?

Di poter seguire in sequenza di camere la testa della corsa. Di poter controllare visivamente (meglio: sulla pagina dei tempi fornita dal servizio cronometraggio) i possibili duelli o la rimonta di un concorrente. Di descrivere quanto avviene ai box. Di poter dare in diretta o riproporre in registrazione i sorpassi e gli incidenti.

In sostanza: la possibilità di tenere sotto controllo costantemente i fatti più importanti della corsa guardando quella trentina di monitor su cui le telecamere spazzano la pista. Ovviamente ci vuole un ordine, sia per le telecamere, sia per il lavoro in regia, che ci consenta:

  • partiti con la sequenza dei primi, di poterla interrompere per passare ad un’altra sequenza (per es. una sosta ai box, il replay di un fuori pista, un tentativo di sorpasso) ritornando poi alla sequenza iniziale (che quindi non va abbandonata);
  • passare da una sequenza (per es. il primo che viaggia da solo con 30 secondi di vantaggio sul secondo) ad un’altra sequenza (il duello tra il quarto e il quinto) e restarci fino a quando non succede qualche altra cosa.

C’è quindi bisogno di :

  • un regista che dirige la sequenza che sta andando in onda, dando i pronti alle camere e descrivendo agli operatori la situazione da inquadrare;
  • un regista che si occupi della "variazione di sequenza", ovvero di passare dalla testa della corsa al duello tra il quarto e il quinto o di passare ad un pit-stop o di mandare il replay di un incidente ecc.;
  • un consulente che, mentre è in onda una sequenza, si occupa di tenere sotto controllo (per esperienza, guardando i monitor e – soprattutto – consultando la pagina dei tempi) quanto sta succedendo fuori onda. Questo è assolutamente il compito più delicato ed importante.

A questo nucleo operativo si aggiungono:

  • un aiuto regista che si occupa di gestire le riprese con l’elicottero e quelle delle microcamere a bordo. Questo lavoro va fatto sostanzialmente in due modi: tenendo elicottero e microcamere sulla macchina che sta andando in onda (per consentire stacchi dall’alto o soggettive dall’abitacolo) , ovvero gestendo queste telecamere per tenere sotto controllo un’altra situazione di corsa;
  • un secondo aiuto che si occupa delle informazioni grafiche e dei tempi;
  • un regista che , da un’altra regia, con 5 o 6 camere realizza le riprese di quanto avviene ai box e lo offre alla regia della pista;
  • un regista o un coordinatore che, da un’altra regia o da un locale attrezzato, coordini l’attività’ di 6 o 7 replaysti i quali, ciascuno, controllano un quadrisplit (4 telecamere su un monitor diviso in quattro).

E’ un sistema complesso, che ha l’equivalente in quello della grande atletica, ma che purtroppo concentra nella regia della pista la gran mole del proprio lavoro e il contributo di altre due. In questa regia principale, 4 o 5 persone parlano spesso sovrapponendosi e ciascuno seguendo il proprio discorso. Quanto più l’intesa tra queste persone è sperimentata, tanto più si è in grado di affrontare l’imprevedibile e tanto più i fatti più significativi della corsa non sfuggono alle maglie di questa rete di telecamere. Infatti è possibile, raggiunto quell’accordo, tenere sotto controllo tre situazioni contemporanee: quella che sta andando in onda, quella su cui si andrà successivamente ed una terza da elicottero o microcamere. Tre sequenze che si realizzano con ordini (spesso contemporanei ) agli operatori di ripresa e un costante colloquio con il consulente.

Chi entrasse in regia non essendo avvertito del lavoro che vi si sta svolgendo, potrebbe pensare ad un gran disordine…

La premessa di questo lavoro è un accordo tra i registi di pista, box e replay, degli aiuti e del consulente. Inoltre, è in un briefing con gli operatori di ripresa, con cui bisogna concordare una terminologia ed alcuni contenuti tecnici relativi alla copertura del proprio tratto di pista e delle situazioni di corsa che si troveranno ad affrontare. Sarà obbligatorio per ciascuno conoscere almeno le auto dei team più importanti. (Riporto in allegato alcuni materiali di lavoro relativi a queste riunioni).

Nonostante l’attenzione che tutti i broadcast pongono alla realizzazione delle proprie corse, affidandole spesso ad equipe specializzate e costanti, non tutto ciò che accade in pista può essere tenuto sotto controllo, come invece avviene per l’atletica.

Una telecamera che segue un’auto dall’ingresso di una curva portandola fino all’uscita, panoramicando lascia scoperto l’ingresso e…la possibile uscita di pista dell’auto che segue! Ma se anche raddoppiassimo tutte le camere, in modo che coordinandosi (come?) una copra l’ingresso ed una l’uscita, una sia sul totale e una in campo stretto, ciononostante non avremo mai la certezza di coprire tutto quanto può accadere in pista (senza parlare dei "fuori pista" che, anch’essi, vanno coperti).

 

Questi appunti hanno riguardato la gara di Formula 1, distinguendo i fatti rilevanti in sequenze, le quali – alternate tra loro – fanno il racconto, la cronaca del Gran Premio.

Le prove cronometrate dei giorni precedenti sono senz’altro un ottima occasione per il raggiungimento dell’intesa tra registi , replaysti e cameramen, ma si svolgono con modalità completamente diverse e, se possibile, più complicate da realizzare.

La corsa ha infatti un suo svolgimento "logico". In prova, le auto possono entrare in pista quando credono, nei 45 o 60 minuti e compatibilmente con i treni di gomme assegnati. Può succedere allora che per 50 minuti la pista resti quasi deserta e negli ultimi 10, se non negli ultimissimi minuti si svolgano, contemporaneamente, i duelli definitivi. Al punto che il regista seguirà Schumacher che sta facendo il tempo e si accorgerà che dietro di lui Hakkinen lo ha migliorato al primo intermedio. Porterà al traguardo il primo o lo lascerà confidando nella rimonta del secondo? Decide di seguire il ferrarista, tenendo d’occhio l’avversario che il pubblico a casa non vede (ma soprattutto contando che il cameramen che ha appena accompagnato il primo si riposizioni per seguire il secondo, senza confonderlo magari con il suo compagno di scuderia che è in pista solo a dar fastidio e che questa operazione sia corretta per tutti i cameramen, sia che siano in curva sia che siano in rettifilo e senza che confondano le disposizioni del regista che guida i primi con quello che guida i secondi)…Potrà succedere che tutto vada alla perfezione; che Schumacher, seguito per intero, faccia il tempo…ma che Hakkinen, seguito dalle telecamere solo sull’ultima curva, lo batta e conquisti la pole! Risultato? Della performance-record di Hakkinen abbiamo solo l’ultima curva… Il regista (ferrarista!) ha preferito dilungarsi sulla prestazione del secondo!

 

FORMULA 1 DISCIPLINE

Appunti di lavoro sulle istruzioni da fornire ai cameramen in Formula 1.

Esiste un camera’s discipline per la Formula 1? Non certamente come quella nata negli anni ’60 per il calcio!

Ogni dispositivo di ripresa assegna un ruolo a ciascuna telecamera. Questo ruolo è molto evidente nei sistemi di ripresa sull’asse centrale, dove alle camere si chiedono totali, campi medi e primi piani  su soggetti e situazioni diverse. è meno evidente per le discipline che reclamano il sistema di ripresa sequenziale, dove le telecamere - una alla volta - seguono un atleta alla volta (nelle gare di sci alpino, per esempio).

La Formula 1 è un sistema di ripresa sequenziale. Ogni cameramen studia il suo tratto di pista e interpreta con inquadratura e movimento di camera le situazioni che si possono verificare: macchina isolata,duello, sorpasso, inseguimento, traffico in pista, incidente ecc. Egli sa di far parte di un sistema complesso: più che un camera’s discipline si  dovrà parlare di un cameramen’s discipline,  una raggiunta intesa tra cameramen e regista prima della gara.

Questo è lo schema d’intesa che propongo  agli operatori  prima di un Gran Premio:
  • chiedo innanzitutto la consapevolezza di far parte di un sistema di ripresa complesso, composto di quattro regie (pista, box, replay, italiana) in una delle quali – quella di pista – lavorano contemporaneamente tre registi e un consulente, che parlano spesso contemporaneamente, seguendo ciascuno un proprio obbiettivo;
  • questa situazione reclama nervi saldi per tutti: i rumori in pista sono infernali, una cuffia lasciata aperta provoca il black out del sistema;  poche parole tra registi e operatori e nessuna spiegazione, nessun perché; i fraintendimenti si chiariscono a fine giornata;
  • ciascun operatore ha un compito quando è in onda, uno quando segue “di servizio” fuori onda e uno quando è libero da ordini diretti;
  • “pronta camera 3, pronta camera 4, pronta camera 5..” significa che la 6 si prepara e poi la 7 e poi la 8…;
  • la segnalazione dei fuori pista o degli incidenti va fatta ripetendo il numero della propria camera e non…segnalando con lo zoom (tutte le camere sono sotto replay!);
  • il primo regista imposta la sequenza decidendo  che macchina inquadrare; un secondo regista  realizza la sequenza dando i pronti alle camere e descrivendo la situazione: “siamo su Barrichello in duello con Coultard… è il primo che ti arriva…eccolo!”; non si danno indicazioni del tipo: “è una Jordan…è gialla…con la scritta…”: i view finder sono in bianco e nero, il cameramen non ha tempo di leggere e forse non conosce la macchina o non la riconosce in camera; abbiamo verificato che l’identificazione migliore è costituita dall’indicazione dell’ingresso della macchina nell’inquadratura: “eccola!”
  • mentre è in onda la sequenza, il primo regista controlla la gara con il consulente e interviene  per la variazione di sequenza; bisogna quindi tenere sotto controllo due situazioni contemporanee: quella che è in onda e quella che funge da riserva…gli ordini si raddoppiano;
  • i cameramen devono cioè abituarsi alla sequenza “di servizio”: “pronta 6 di servizio, pronta 7 di servizio, pronta 8 di servizio…”; questi ordini servono per passare da una situazione ad un’altra e servono anche quando si abbandona una macchina (per seguire un pit stop  o per documentare un fuori pista) e si deve poi rientrare sulla macchina che si stava seguendo;
  • c’è un terzo regista (o un aiuto) che controlla microcamere e gestisce  le riprese dall’elicottero; indica che abbiamo  la microcamera della macchina che è in onda, oppure che essa è inquadrata anche dall’elicottero; il regista che realizza la sequenza di pista potrà alternare le immagini delle camere a terra con quelle della microcamera o dell’elicottero; ma questo terzo regista potrà anche realizzare  di servizio una terza sequenza, seguendo per qualche tratto una terza macchina (questo è molto utile, soprattutto nelle prove cronometrate, quando negli ultimi minuti tutti i piloti  scendono in pista per fare il tempo) o in caso di arrivi con distacchi di pochi secondi;
  • altri ordini debbono essere chiari nelle comunicazioni tra regia e cameramen: si concorda che “lasciar sfilare” significa  non panoramicare sulla  macchina inquadrata  ma dar conto dello sfilamento successivo (si può fare solo  con alcune camere e in alcuni tratti di pista che sono ben individuati) ed è un’inquadratura  molto utile soprattutto all’inizio della gara, quando le macchine prendono posizione; è utile anche durante la gara , se le distanze non sono troppo grandi, per dar conto della situazione complessiva;
  • una parola convenzionale  serve a chiedere al cameramen che controlla l’uscita dai box di dar conto  contemporaneamente dell’uscita della macchina dopo il pit stop e del sopraggiungere dell’avversario sulla pista;
  • altri accordi intercorrono in caso di errore nell’individuazione della macchina da parte del cameramen: molto spesso non è conveniente tentare di recuperare sbracciando e sventagliando…il recupero può essere fatto con la camera successiva;
  • cosa fanno le telecamere che non sono in onda  e non sono neppure impegnate di “servizio”? Io chiedo ai cameramen di conoscere le livree di almeno quattro team, per poter registrare il passaggio dei piloti migliori;
  • le prove cronometrate sono una buona occasione per cercare l’intesa tra regia e cameramen, ma le prove e la gara  hanno logiche e caratteristiche di ripresa affatto diverse; le riprese delle prove si concentrano sulle singole macchine, richiedono campi stretti per valutare comportamento di macchina e pilota alle chicane o le traiettorie dall’elicottero  (ciò non esclude che, in caso di traffico in pista, non si debba poter valutare  se la macchina è stata rallentata); la gara va invece interpretata nelle situazioni: macchine in gruppo reclamano totali e “lasciar sfilare” senza stringere su nessuno in particolare oppure; il duello reclama l’inquadratura di entrambe le macchine ; nell’inseguimento sarebbe utile mettere l’inseguito e l’inseguitore nella stessa inquadratura; distacchi abissali tra le macchine consentono di dettagliare lo stile di guida dei singoli piloti con campi stretti e dettagli.
A queste indicazioni generali seguono quelle specifiche di ogni camera per ogni tratto di pista e, in questo momento, la conoscenza tecnica e storica della pista torna ad essere fondamentale per il regista (ma questa è la premessa con cui si sono posizionate le telecamere).

Questo è quanto accade nella regia  internazionale, quella della pista, che raccoglie le uscite della regia box e della regia replay: anche con queste regie intercorrono comunicazioni e anche queste sono gestite con criteri ormai consolidati.

La regia box lavora in perfetta autonomia per le lunghe pause che segnano le prove libere e cronometrate: evidenzia uomini e macchine dei team più importanti, descrive l’attività’ di piloti e meccanici, dettaglia parti di auto e novità tecniche, interpreta il desiderio del telespettatore di essere ai box e vedere da vicino i piloti e le macchine. Come per ogni ripresa televisiva, le immagini non possono essere casuali: debbono documentare centrando un tema, debbono fare cronaca secondo i consueti e noti criteri giornalistici.

Questa  autonomia realizzativa va messa a servizio della gara, in perfetta consonanza e ad integrazione di quanto sta succedendo in pista. Non sarà allora casuale che il conseguimento di un tempo di prova, un sorpasso in gara, un incidente, trovino  immediatamente un riscontro nella reazione del team ai box.

La regia replay è fondamentale nel racconto della gara, non solo per la possibilità che offre di documentare quanto non si è visto in diretta, ma anche per analizzare in rallenty e da camere dedicate quanto si è già visto.

Si tratta però di dare ordine ai contenuti e ai tempi dei replay.

E’ norma fondamentale, nelle riprese sportive, quella di privilegiare la diretta alla registrazione e di riproporre il replay senza danneggiare la diretta. E’ altrettanto vero che le sequenze in rallenty sono la risorsa più importante per lo spettacolo televisivo.

Bisogna però seguire una logica di racconto compatibile con la cronaca della gara.

A conclusione di un giro di pista nelle prove cronometrate, se un altro pilota non incalza, si possono dare i rallenty  significativi del giro già visto o le reazioni ai box.

Il taglio della chicane di un altro pilota va in conclusione della sequenza precedente, non la interrompe. Fatta eccezione per l’incidente grave  (che però interromperebbe anche il giro di pista).  La logica di racconto è sempre giornalistica ed è dettata dalla cronaca dei fatti, non dalle esigenze dello spettacolo.
 
Giancarlo TOMASSETTI

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