IL CAMPO DI CALCIO COME
STUDIO TELEVISIVO

RIPRENDIAMOLI COSI’
IN BREVE

Con poche differenze, questo articolo e quelli che seguiranno, scritti prima del Mondiale di calcio, esprimono le intenzioni  della regia e danno conto della preparazione per la realizzazione dell’evento televisivo.

Partendo dalle premesse storiche sulle riprese della partita (ogni Paese ha le sue),si vede come i Mondiali siano stati l’occasione per il miglioramento delle riprese, parallelamente all’evoluzione delle tecnologie degli anni ’60 e ’70. Sul piano del linguaggio, la felice intuizione delle due camere alte in tribuna ha centrato il tema fondamentale della partita in modo semplice e comprensibile a tutti: una camera in totale e una in campo stretto, una per il gioco e una per il giocatore, una per l’azione e una per l’emozione. Si individuano successivamente la posizione delle altre telecamere, la divisione dei ruoli e la codifica di alcuni modi di ripresa. Il modello inglese di Inghilterra-Germania del ’66 è un punto di arrivo linguistico e tecnologico, che sarà ulteriormente migliorato nei Mondiali successivi.

Non c’è una scuola italiana di ripresa della partita: c’è però un progetto che è il risultato del gruppo di lavoro che si è costituito per il Mondiale. Il progetto è nella fase esecutiva e sarà verificato nel corso di un Seminario internazionale a cui parteciperanno i maggiori esperti europei e americani e le scuole di regia dei paesi leader.

Quale partita vedremo il prossimo anno? (1990) C’è un modello produttivo di 12 telecamere e 5 replay per la prima fase, che verrà arricchito per le semifinali e la finale. La regia terrà conto della platea mondiale a cui è destinata la partita e delle convenzioni che affidano al totale la gran parte  della ripresa; ma le altre camere offriranno una partita più precisa e più ricca di dettagli, replicati da più punti di vista. Sarà inoltre un mondiale stereofonico e più ricco di dati informativi, statistici e di analisi elettronica. Il progresso maggiore si avrà nell’evoluzione del linguaggio della partita, in una cultura di regia con la quale una parte dell’Europa potrà riattraversare l’oceano e sbarcare negli Stati Uniti del 1994.
 

Giancarlo TOMASSETTI

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