Capri, 30 giugno 1989

SEMINARIO PER LA
STAMPA ESTERA

Il testo commenta in sincrono le immagini di un video
 

COMPLETO


Vorrei esprimervi alcune mie opinioni sui problemi della ripresa televisiva della partita di calcio, con lo scopo di avere le vostre
opinioni.

Un regista deve necessariamente rapportarsi ad un universo di pubblico più ampio e meno specifico di quello che voi rappresentate. Io credo però che la proposta televisiva del calcio non possa fare a meno del punto di vista dell’esperto, dell’addetto ai lavori, prima di essere divulgata.

In questo senso, la vostra opinione su come vorreste venisse ripresa una partita in tv ci sarà molto utile. Io vorrei solo avvicinarmi a qualche problema di linguaggio.

 

Il mito

Vorrei partire con la mitologia del calcio cinematografato. Ogni Paese ha nei suoi archivi questi discontinui frammenti di realta’: sono immagini senza spazio (non c’e’ il campo di gioco) e senza tempo (non si ha la percezione della durata della partita).

Immagini mute, destinate ad alimentare la fantasia collettiva del calcio piu’ che a documentare un evento. Le accompagna il rumore della macchina da proiezione.

 

Centodieci metri per settanta per novanta minuti.

Questo rebus sta solo ad indicare le misure medie di un campo di calcio e la durata esatta della partita.
E non ci sarebbe nulla di straordinario in queste immagini se non le si confrontasse con quelle precedenti. Il linguaggio  e’ completamente cambiato!
La televisione da’ al calcio le sue coordinate fondamentali: la rappresentazione dello spazio, l’unità di tempo e, cosa ancora più importante, la contestualità tra l’evento e le immagini, cioè la verità stessa dell’evento per chi lo guarda da casa.

Erano bastate due camere, una accanto all’altra, a centrare il tema fondamentale della partita in modo semplice e comprensibile a tutti. Una camera lontana e una vicina, una per il gioco e una per il giocatore, una per l’azione e una per l’emozione.

Appena queste due camere entrano in campo, allo spettacolo del calcio si sovrappone lo spettacolo televisivo del calcio; che e’ diverso, completamente diverso da quello a cui e’ abituato lo spettatore in tribuna.

 

Il vocabolario

Le telecamere producono, dentro il rettangolo di gioco, una dozzina di inquadrature.

Eccole:

il gioco si esprime in un totale ed un campo stretto; un’inquadratura è per l’arbitro, una per il portiere ed una ciascuna per gli altri protagonisti delle situazioni di gioco.
Nel caso di fallo, un’inquadratura è per chi lo ha commesso ed una per chi lo ha subito;
per il tiro di punizione, un’inquadratura è per chi tira ed una per chi fa la barriera;
per il tiro dal corner, un’inquadratura è per chi tira ed una per il gioco d’attesa in area; un’inquadratura spetta a chi rimette la palla quando è andata fuori;
nel caso del gol, momento liberatorio del calcio, l’inquadratura di chi ha segnato e di chi, eventualmente, ha fatto l’assist o il dribbling vincente.

Dentro il campo di gioco, all’interno del rettangolo, non c’è molto di più. La semiotica del calcio si fa con una sola dozzina di immagini. Altre immagini spiegheranno il luogo dell’evento, il pubblico, le panchine, ma il vocabolario televisivo del calcio consta di poche parole.

E’ il modo di usare queste parole, l’articolazione del linguaggio, che fa l’interpretazione della partita.
Ed ecco nascere il problema di regia: le mutevoli regole di regia, le convenzioni di regia e le trasgressioni; anche le mode di regia, i gusti differenti del differente pubblico televisivo del calcio. Quante combinazioni sono possibili e con quali tempi?

Ad un allenatore basterebbe il totale; il tifoso ha bisogno del primissimo piano e del replay. L’azione e l’emozione, appunto, come si sa dall’inizio della televisione.

 

Lo spazio della partita.

Vorrei innanzitutto rendere omaggio alle convenzioni.

La prima convenzione è la centralità della ripresa: la mitica posizione dello spettatore in tribuna viene tradotta in tv in un tranquillizzante senso di continuità.

Poi si sono le trasgressioni alla convenzione: il calcio d’angolo visto dai sedici metri, l’azione vista dalla camera posizionata sul terreno di gioco, la punizione vista dalla curva, il rilancio visto dal portiere.
E il rigore? Questo mezzogiorno di fuoco del calcio, continueremo a vederlo dalla posizione dello spettatore in tribuna?

La continuità e la centralità del punto di vista si scontra con la ricchezza della molteplicità dei punti di vista.

La domanda è: il solo occhio polifemico dello spettatore in tribuna o una camera in ogni luogo da cui si veda meglio l’azione?

 

Il tempo della partita.

C’e’ un tempo della partita (la sua durata) e un tempo nella partita (il suo ritmo); un tempo reale e un tempo televisivo.

I registi tedeschi amano la sinfonia e lasciano concludere l’azione, così come impone la partitura, prima di passare ai protagonisti e al replay. La TV e’ ancella del calcio.
Gli anglosassoni apprezzano di più il jazz e liberano le emozioni del gioco suonando all’impronta. Lo spettacolo vive nell’esecuzione e non nello spartito. Si darà il caso, cioè, che l’emozione prevalga sull’azione e il ritmo dello spettacolo televisivo traduca in personality cameras e in rallenty la tensione del tempo (o anche la noia) della partita.

Due piatti di una bilancia: bisognerà scegliere il primo? Il secondo? Un punto di equilibrio? Questo è il problema della regia.

 

Scienza e fantascienza.

Generiche immagini per dire che, in pochi anni, la tecnologia ci ha offerto tutto quanto serve a raccontare l’attuale partita televisiva e siamo alla vigilia di altri sviluppi. Produrremo una diversa qualità di immagine e una diversa qualità del suono. Le telecamere cercheranno altri spazi nel rettangolo di gioco e si prevedono nuove alternanze di montaggio.

Intanto il computer è entrato  in campo, analizza ogni gesto ed offre nuove coordinate di lettura.
La stessa immagine televisiva, prima muta testimone dell’evento e poi sua interprete, può essere oggi tradotta in immagini sintetiche, prodotte istantaneamente dal graphic computer.
Avremo cioè la possibilità di rivedere il gol di Van Basten non solo dalla tribuna come gli spettatori fortunati o da dietro la porta come i fotografi, ma anche da dentro il campo con una sky cam, dalla posizione del portiere o del giocatore; ma anche da sotto il campo, come mai nessuna telecamera potrà fare.

La domanda è la seguente: si tratta di nuove possibilità per lo spettacolo della partita in TV o non è che la conclusione di quel mito nato con il cinema?
Allora vorrei concludere con quelle immagini in bianco e nero, così come ho cominciato.

 

Un gruppo di registi si sta occupando in RAI dei prossimi Mondiali di calcio, dibattendo temi, acquisendo esperienze, confrontandosi con le realtà tecniche e i problemi concreti che un mondiale comporta.
Questo sforzo ha un solo obiettivo: dare ad una platea mondiale una corretta e bella ripresa televisiva delle partite di calcio.
Vi riproporrei allora la domanda iniziale: quale è, secondo voi, la ripresa televisiva ideale di una partita di calcio?
 

Giancarlo TOMASSETTI

info@sportregiatv.it