Intervista per il Giro d’Italia 1999

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Partiamo da una delle novità di quest’anno: l’introduzione di una quarta telecamera su motocicletta che si aggiunge alle tre già presenti nelle scorse edizioni della corsa.

La novità di questa quarta telecamera in moto è, in un certo senso, una novità anche stilistica del Giro perché consente di recuperare la posizione dello spettatore sulla strada. Il Giro infatti vive, dal punto di vista televisivo, di camere in movimento e, in particolare, di immagini dall’alto: è del tutto inusuale, per una persona, la visione della corsa dall’alto, come se fosse un uccello. Appunto per recuperare la nostra ‘radice’ terrestre si è ritenuto opportuno l’inserimento di questa quarta moto. Si tratta di una moto ‘jolly’, che può essere usata da ferma sia per i passaggi più ‘tecnici’ della gara (Gran Premio della montagna, traguardi volanti, rifornimenti, curve pericolose, ecc) sia per alcuni momenti per così dire ‘culturali’: l’operatore si apposta davanti ad una Chiesa, su un ponte con valenze architettoniche, davanti ad un castello... In altri casi, quella quarta camera si pone a lato della strada, in mezzo alla gente, per coglierne gli umori, la trepidazione, la partecipazione emotiva...

 

E poi ci sono le microcamere mobili... 

Sì, e per l’esattezza quattro. Già lo scorso anno, per la prima volta, montammo due microcamere sulle biciclette dei corridori. Quest’anno abbiamo provveduto a migliorarne le posizioni di installazione per ottenere ‘informazioni’ particolari. Ci sono infatti situazioni di corsa che possono essere coperte efficacemente solo attraverso tali camere: le discese molto ripide (dove le moto sono inevitabilmente più lente dei ciclisti e/o non possono stare vicino a loro), l’ondeggio della bicicletta nei momenti di massimo sforzo, la volata finale tirata da un corridore che lancia il velocista. Le microcamere pesano pochissimo (meno di una borraccia) ed i corridori le accettano senza difficoltà, anzi le richiedono. La novità del Giro di quest’anno è che altre due camere saranno montate, a rotazione, a bordo di due ‘ammiraglie’. Ciò apre un fronte giornalistico assolutamente inedito: si realizza nel ciclismo qualcosa di analogo a quello che si verificò in Formula Uno negli anni ‘80, quando le telecamere entrarono nei box, cioè direttamente nel ‘cervello’ della corsa. Analogamente, salire sulle ammiraglie durante il Giro, dialogare coi direttori sportivi, permette di coglierne le strategie di corsa, consente di saggiarne gli umori...

 

E’ una grossa fatica seguire il Giro?

E’ indubbiamente una produzione faticosa (il Giro dura ventidue tappe...), che va affrontata con un passo da ‘montagna’ e non da ‘velocista’.
Concretamente, la produzione del Giro richiede una forte organizzazione di base ed una attenta e lunga preparazione, nei mesi precedenti la corsa, di tutti i piani di produzione (anche mediante sopralluoghi). Bisogna tenere costanti contatti con la direzione della corsa e con le giurie; bisogna avere personale ben addestrato. A ciò va aggiunto che, giorno per giorno, occorre poi ricalibrare il tutto in funzione delle specifiche situazioni di corsa.

 

Sono state date istruzioni particolari agli operatori delle camere poste all’arrivo delle tappe?

Occorre partire da una considerazione: a differenza del calcio, in ogni tappa esiste un solo e vero goal, che è rappresentato dall’arrivo del vincitore. Nel tratto finale che precede il traguardo sono piazzate quest’anno nove telecamere (microcamere a parte). Anzitutto c’è infatti la necessità tecnica di mantenere una buona copertura della corsa anche dopo che, all’inizio ultimo chilometro, le moto, per regolamento, sono uscite di scena. In corrispondenza della linea di traguardo, poi, le camere hanno compiti diversi.
Due hanno funzioni di fotofinish, una fa un campo più stretto sui corridori che si contendono gli ultimi metri di strada e poi ci sono altre due telecamere -denominate ‘Cecchino 1 e 2  - che cercano di ‘fissare’, in primissimo piano, i particolari più suggestivi che esprimono lo sforzo del vincitore. Non sempre però è agevole l’identificazione del ciclista da riprendere, specie nel caso di arrivi in gruppo. E’ compito allora dell’assistente alla regia (che segue la corsa attraverso le immagini provenienti dall’elicottero) fornire le necessarie indicazioni agli operatori sul corridore da inquadrare.
Le microcamere – quattro in totale - sono invece utilizzate per scorci ad effetto della linea di fotofinish, della strada vista dall’arcale, del palco delle premiazioni e dei ciclisti visti . .. .dalla prospettiva dell’asfalto (camera ipogea).
Un’ultima telecamera, poi, è piazzata sotto la tribuna dei cronisti per una ripresa dal basso (cioè dalla prospettiva della folla e dei fotografi).

 

Due parole anche sul ‘trucco’ utilizzato per ripulire la trasmissione dai disturbi di ricezione da mezzi mobili...

Tutto è nato da un’intuizione che ebbi qualche mese fa. Mi è venuto in mente che, vent’anni fa, le prime Tribune Politiche televisive venivano registrate su nastri in bobina e poi messe in onda mediante due macchine poste a distanza di qualche metro l’una dall’altra e attraverso le quali scorreva fisicamente lo stesso nastro. 
In questo modo, il momento della visione da parte del tecnico preposto al controllo di qualità precedeva di qualche secondo il momento di messa in onda vera e propria.
In caso di drop-out o altri problemi c’era così tutto il tempo di commutare la trasmissione su una seconda coppia di macchine mantenute al passo con le prime.
Ricordandomi di questo, ho pensato che anche noi avremmo potuto differire il momento di ricezione/visione in regia dei segnali provenienti da mezzi mobili (soggetti cioè a cali di potenza e ‘scrosci’ di ogni tipo) dal momento della loro messa in onda. Così facendo, avremmo avuto tempo a sufficienza per effettuare le opportune commutazioni di camere e ripulire così in larga parte la trasmissione finale da tali disturbi.
Ho fatto  questo ragionamento ai tecnici... e alla fine il problema è stato risolto con un normale registratore non lineare della BLT,opportunamente modificato per introdurre un ritardo di due-tre secondi sui segnali di moto ed elicottero.
Nessun rischio di eventuale disallineamento tra commenti ed immagini: i cronisti in moto sono ovviamente a conoscenza di tale meccanismo e comunque... quei commenti sono per lo più relativi a situazioni o accadimenti che le telecamere non sono riuscite a mostrare con chiarezza. Poi, quando i corridori arrivano in prossimità del traguardo e vengono ripresi dalle telecamere fisse, il delay viene ovviamente azzerato e la trasmissione prosegue in tempo reale.
 

Giancarlo TOMASSETTI

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