Sintesi della relazione d’apertura della Conferenza di produzione per i Campionati del mondo di Atletica 1991 a Tokio

COMPLETO


Quando ci vennero assegnati i Campionati del mondo di Atletica, il gruppo di regia che fu costituito non aveva alcuna esperienza sulla copertura di un avvenimento di quella importanza. Noi facciamo risalire l’inizio del lavoro che ci portò ai Mondiali di Roma del settembre 1987 all’incontro con il producer finlandese Raimo Pils, responsabile del Mondiale 1983 di Helsinki. L’incontro avvenne nel luglio 1985, due anni prima del nostro Mondiale. E’ mia intenzione, con questo intervento, raccontare per sommi capi come il gruppo di registi ed io - che ero stato incaricato del coordinamento - spendemmo questi due anni.

Immaginare una regia.

Io credo che il primo sforzo di un regista rispetto ad un compito nuovo debba essere uno sforzo di immaginazione.
Noi facemmo nel luglio ’85 una previsione del problema di regia che il Mondiale avrebbe comportato e ci trovammo subito di fronte a due ipotesi:

  • la regia centrale schema
  • la regia finale

Sappiamo tutti che ci sono ragioni a favore dell’una e dell’altra impostazione: noi decidemmo a favore del sistema a regia finale.

La scelta tra i due tipi di regia risponde sicuramente a molti fattori e non ultimo a quello della unicità di impostazione delle riprese, che la regia centrale garantisce meglio.
Noi avevamo però altri motivi per fare la scelta della regia finale.

Innanzitutto volevamo garantire agli organismi esteri i segnali di ogni disciplina, perché potessero personalizzare la trasmissione con proprie telecamere. Metterei in conto anche il nostro timore di far gestire ad una sola persona un impianto che si configurava molto complesso.

Ma la ragione vera di questa scelta, la ragione di fondo, e’ d’ordine culturale: noi avevamo coscienza che, per affrontare quel tipo di impegno, avremmo dovuto passare da una concezione “artigianale e personale” ad una “progettuale e collettiva” della regia.

Questo e’ stato un salto di “cultura registica”.
Non più il regista unico creatore (a cui va peraltro tutta la mia stima professionale), bensì un gruppo di regia che si misura in un progetto comune e si abitua a far valere le ragioni del progetto collettivo piuttosto che le ragioni delle singole realizzazioni.
Questo principio ha condizionato l’intera ricerca: realizzammo le singole discipline dell’atletica all’interno di un progetto generale che fosse capace di dare a ciascuna lo stesso linguaggio, riconquistando così una unità progettuale.

Documentazione.

Noi conducemmo per un anno circa una comune “fase di ricerca e documentazione”.
Il nostro obiettivo era quello di individuare uno “standard di ripresa di livello internazionale”. Le nostre fonti furono:

Campionati del mondo di atletica di Helsinky 1983
Campionati di atletica di Camberra 1985
Olimpiadi di Mosca
Olimpiadi di Los Angeles

Ci recammo a gruppi ad assistere alle manifestazioni di:

Mosca: Goodwill Games 1986
Stoccarda: Campionati europei di atletica 1986
Seoul: Giochi asiatici 1986
New York: Maratona 1986
Zurigo: Meeting 1986
Edimburgo: Meeting 1986
Indianapolis: Campionati del mondo indoor 1987

Ci furono utili, in quelle occasioni, i colloqui con i colleghi che stavano realizzando le manifestazioni. La relazione conclusiva di ogni viaggio fu offerta a tutti i colleghi.
Un utile scambio di esperienze lo avemmo in occasione del Seminario che la IAAF tenne a Roma nell’aprile 1986.

Immagini e sequenze di immagini.

Cercammo, nei materiali e nelle esperienze internazionali, il nostro “alfabeto di ripresa”: per ogni disciplina stabilimmo le inquadrature fondamentali per poter decidere la corretta posizione delle telecamere. Esaminammo una alla volta tutte le discipline:
la corsa breve
la corsa lunga
i lanci: peso, disco, giavellotto, martello
i salti: alto, asta, lungo e triplo
la maratona e le marce.

Stabilita la posizione delle telecamere e le inquadrature, si trattava adesso di costruire una sequenza tipo per ogni disciplina. Avemmo l’accortezza di elaborare uno story-board che ci consentisse una doppia possibilità di uscire dalla sequenza per passare ad un’altra disciplina.Per esempio, nel caso di un lancio, la sequenza era:
- a) presentazione dell’atleta
- b) lancio
- c) primo piano dell’atleta
- d) primo replay
- e) primo piano dell’atleta e risultato
- f) secondo replay
- g) primo piano dell’atleta, pubblico, immagini generiche.

E’ evidente che questa sequenza si può tagliare dopo il risultato (e), oppure dopo le reazioni del pubblico (g). Tutte le nostre sequenze sono state costruite con questo criterio, per facilitare il compito del regista in regia finale nel momento del passaggio tra una disciplina e un’altra. Posso mostrarvi degli esempi ….(segue cassetta).


L’impianto tecnico.

Questo era il nostro progetto. L’impianto tecnico con cui fu realizzato può essere così riassunto:

una regia per le corse con 7/8 telecamere e 4 replay
quattro regie per i concorsi con 4 telecamere e 2 replay ciascuna
una regia finale che raccoglieva i 5 segnali e li gestiva aiutandosi con 2 telecamere e 2 replay

Per le marce e le maratone utilizzammo un’auto elettrica con due telecamere, una moto con telecamera, un elicottero con telecamera e due elicotteri per la ricezione e la trasmissione dei segnali.

L’impianto produceva quindi 5 segnali separati che facevano capo a 5 regie, ognuna con il proprio terminale informatico; la 5 regie facevano capo ad una regia finale che produceva il segnale multilaterale.

Questi sono gli impegni finali per ogni regia:

regia X : corse e premiazioni
regia A : corse esterne, lungo e triplo
regia B : alto e peso
regia C : disco, martello e giavellotto
regia D : asta
regia finale.

Questa suddivisione e’ la ottimizzazione della copertura ottenuta studiando attentamente il calendario giornaliero ed orario dell’avvenimento.


Il personale e gli impegni di ogni regia.

Debbo far cenno del personale di regia per parlare del sistema di comunicazione che abbiamo costruito per questo Mondiale.
In ogni regia erano presenti un regista, un assistente alla regia e un consulente della Federazione Italiana di Atletica Leggera. Ogni regia inoltre ritenne utile di avere un proprio referente in campo, una persona a cui rivolgersi per sapere che cosa succedeva in pedana.
In regia finale c’erano ugualmente assistente e consulente, ma il regista dialogava non con il campo ma con la direzione di gara. Questa, a sua volta, controllava ogni situazione in campo per il tramite dei giudici.

Voi capite come il nostro sistema fosse complesso. Si trattava (a) partendo dai singoli eventi in campo (b) di realizzarli con singole regie (c) facendoli confluire in un programma finale (d) che fosse una corretta interpretazione delle situazioni di campo.

Il sistema di comunicazione.

Come legare tra loro queste quattro realtà? Come consentire alla regia finale di stabilire un rapporto non faticoso tra svolgimento delle discipline e messa in onda?

Con un sistema di comunicazione che venne realizzato in questo modo:

comunicazione tra regie e pedane: walkie talkie
comunicazione tra regie e regia finale: interfonico per i registi
telefono per i consulenti
comunicazione tra regia finale e direzione di riunione: telefono
comunicazione tra direzione di riunione e campo: walkie-talkie

Si tratta di due sistemi di comunicazione sovrapposti, uno per i registi e uno per i consulenti. Un sistema ha come riferimento l’evento ed uno la realizzazione televisiva.

Gli strumenti di lavoro in regia finale.

Gli addetti ai lavori sanno esattamente che cosa vorrebbe il regista di un avvenimento multiplo come l’atletica. Egli vorrebbe che qualcuno gli segnalasse in giusto anticipo che cosa accadrà di interessante in ogni pedana: una sorta di orologio intelligente, capace magari di tener conto anche delle variazioni di programma, che sono inevitabili in manifestazioni di questo tipo.

Io avevo cercato di costruire una scaletta di produzione per ogni sessione di gara, trasferendo il programma su carta millimetrata. Con questo piano e l’elenco degli atleti per ogni pedana mi sistemai in una postazione cronaca agli europei di Stoccarda. Guardando il monitor e il campo, simulavo la situazione, cercando di anticipare le scelte che il mio collega Marc Froideveau faceva in regia.
Ma i miei strumenti erano assolutamente inutili, perché avrebbero dovuto essere aggiornati ogni volta che gli atleti salivano in pedana o si ritiravano. Molto più utile era il canale informatico dei cronisti, strumento già esistente e continuamente aggiornato.
A Roma mi feci dare sul banco di regia 5 pagine informatiche, su 5 monitor e li misi in corrispondenza dei monitor di uscita dei segnali delle 5 regie. Così avevo continuamente sott’occhio la situazione: potevo prevedere in anticipo quando sarei dovuto passare dall’atleta al lancio del peso a quello sull’alto o dal giavellotto a quello del lungo.

Un orologio intelligente.

Il canale cronista fu il mio principale strumento di lavoro per passare da una pedana all’altra e da un atleta all’altro.
Il criterio di scelta era quello dettato da regole ormai internazionalmente acquisite e che tutti conosciamo: vanno in diretta e senza interruzioni le corse fino ai 1500 m.; si privilegiano le gare di finale rispetto a quelle di semifinale e queste rispetto alle qualificazioni; si privilegiano le discipline di cui non sono prevedibili i risultati (lanci e salti piani, piuttosto che salti in alto), in cui ci sono leaders mondiali o c’è incertezza di risultato tra due atleti rivali ecc.
Noi decidemmo di evitare la frammentarietà, il passaggio casuale tra una pedana e l’altra. Stabilimmo di dichiarare nei briefing con i telecronisti esteri la disciplina o le discipline che avremmo privilegiato nel programma internazionale e di recuperare con i replay i risultati importanti delle altre. In ogni caso, di tutte le gare avremmo dato i risultati finali prima di chiudere il programma.

Mi mancava ancora uno strumento che mi consentisse di avere su carta la visione generale della giornata e che fosse esso stesso aggiornabile, una sorta di timing, un sommario minuto per minuto.
Lo elaborai al computer e divenne il canale di comunicazione privilegiato tra la regia finale e la direzione di gara. Vi era specificata la scaletta di trasmissione, dalla sigla, alle immagini di apertura, alla sintesi della sessione precedente, alla diretta e alle scelte che avrei fatto. Un terminale di questo computer fu messo a disposizione della direzione di gara: potemmo così programmare le premiazioni (che interrompono le gare) nel momento più opportuno. Il terminale poteva raggiungere tutte le redazioni e gli uffici della RAI dove si programmavano le inserzioni pubblicitarie o si stabiliva l’apertura e la chiusura delle trasmissioni, gli eventuali collegamenti all’interno di altri programmi per seguire una finale o la performance di un atleta importante.
Tutti sapevano tutto in tempo reale; programma e variazioni di programma.

Conclusione

Io sono convinto che la conoscenza delle esperienze precedenti, l’evoluzione tecnica e quella del gusto, l’impegno dei registi, consentono ad ogni campionato del mondo di migliorare le riprese dell’atletica.
Aprendo questa conferenza, ho voluto dar conto della nostra ricerca dei metodi organizzativi e dei criteri culturali che ci hanno consentito di affrontare un evento televisivo di questa importanza. Sono convinto che chi segue ha la possibilità di migliorare i risultati precedenti. Grazie per la vostra attenzione.

Giancarlo Tomassetti
Coordinamento di regia
Roma 1987
 

Giancarlo TOMASSETTI

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